Gesù e i vari terreni – Marco 4:1-20
Introduzione
Ho deciso di affrontare il testo di oggi in due predicazioni: la volta prossima parlerò della parabola del Seminatore focalizzando l’attenzione sul SEME che getta a terra, questa volta invece parlerò dei DIVERSI TERRENI a cui si riferisce la parabola.
La parabola del seminatore ci parla di un seme che rappresenta la Parola di Dio, e dei diversi terreni che rappresentano i cuori degli uomini, che sono stati violati (deformati) e compromessi dal peccato, e che hanno bisogno di essere riabilitati, ravvivati (riformati), poiché tutti gli uomini intorno a noi (compresi noi prima della conversione) sono lontani da Dio, sono separati da Lui e sono incapaci di avere un qualunque interesse per Dio e per la sua parola.
Al di là dell’illusione umanista di stampo liberale o cattolico, questa è la realtà che la parola di Dio afferma, ad esempio con il testo di Romani 3:10-12 che ci dice che: “non c’è nessun giusto… nessuno che capisca e che cerchi Dio, poiché tutti (ma proprio tutti) si sono sviati e corrotti. E non c’è nessuno che pratichi la giustizia, neppure uno!”.
Quindi, il brano di oggi ci dice che:
① IL CUORE DELL’UOMO E’ UN ECO-SISTEMA completamente devastato e dissestato, che va interamente ricostituito dalle sue fondamenta. ② poi ci parla dei DIVERSI TIPI DI PERSONE CHE GESU’ AVEVA DAVANTI A SE’.
Che tipo di uomini aveva davanti a Sé Gesù? Con quale tipo di persone abbiamo a che fare noi oggi?
La parabola del Seminatore ci parla di persone con:
Cuori induriti.
In questo brano Marco fa l’esempio della strada, e dice che “il seme non fece in tempo ad attecchire che gli uccelli se lo mangiarono” (v. 3). La strada è un luogo molto duro, perché è vissuta ed è stata attraversata da molti mezzi e persone, che l’hanno resa sempre più compatta e impenetrabile. Come la strada anche il cuore di certe persone, è stato attraversato da così tante difficoltà, violenze ed esperienze difficili che l’hanno indurito, anziché intenerirlo e predisporlo all’ascolto. Ci può sembrare strano, ma ci sono persone che hanno passato difficoltà terribili, che invece di portarle a cercare Dio e sentire il bisogno del suo aiuto, lo rifiutano. Questo può sembrarci assurdo, ma non lo è, perché senza Dio le difficoltà, le sofferenze, le violenze e le prove provocano un indurimento del cuore, invece che predisporli all’ascolto e al chiedere aiuto. Quante persone abbiamo incontrato e abbiamo avuto ospiti nella nostra chiesa, persone con storie drammatiche alle spalle, vissuti di violenza, di dipendenze o addirittura di tentati suicidi, che avrebbero dovuto ascoltare, chiedere aiuto e avere interesse per il Signore. Invece hanno rifiutato Dio e il suo aiuto, e non hanno voluto ascoltarlo e ricevere ciò che Dio voleva fare in loro, e se ne sono andate!? Lo stesso accade al banco libri, dove vedi persone “deragliate” e con dei problemi enormi, ma nulla da fare, il seme cade a terra, ma non porta nessun frutto nella vita di queste persone a causa dei loro cuori induriti. Tu gli parli del Signore e della nuova prospettiva che Lui vuol dare alla loro vita, ma loro non ascoltano e rifiutano Dio e la sua prospettiva meravigliosa. Ci sono vite anche meno drammatiche di queste grazie a Dio, ma il risultato è sempre lo stesso, il disinteresse per Dio e per la sua parola, unita alla presunzione di non aver bisogno di Dio, di sentirsi a posto con la propria coscienza e di vivere tranquillamente la propria vita!
La parabola del Seminatore ci parla anche di
2. Cuori superficiali.
Marco ci parla anche di un terreno roccioso che non aveva molta terra intorno, e il seme che spunta è bruciato dal calore del sole, e inaridisce per la poca quantità di terra (v. 5). Nelle stradine rinascimentali della città di Ferrara, nonostante i ciottoli, a volte cresce l’erba in certi punti, perché prevale la quantità di terreno sottostante in quelle stradine. Qui invece Marco ci parla di un terreno prevalentemente roccioso, in cui c’è poca terra superficiale, e anche se il seme cade non riesce a interrarsi e creare vita.
Questo è spesso ciò che accade alle persone che ascoltano superficialmente, che sembrano riflettere su ciò che gli stai dicendo, ma non abbastanza per andare oltre la superfice. Sembrano accennare qualche reazione, ma è solo un illusione “ottica”, una reazione emotiva, un “vorrei ma non posso”, e tutto svanisce come neve al sole.
La superficialità è un danno molto grande, soprattutto oggi con la diffusione dei social media, che ci educa al “mordi e fuggi” nelle cose che vediamo, ascoltiamo e facciamo, perché guardiamo sì tante cose, ma non le valutiamo e distinguiamo veramente. Ascoltiamo tantissime cose (anche qui senza distinguere nulla), e non tratteniamo nulla di quelle informazioni che varrebbe la pena ascoltare e ricevere. Facciamo tante cose, ma che sono frutto solo di reazioni emotive e istintive, che non producono nulla.
Ricordiamo le parole di Gesù con Marta: “Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola ti è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta” (Luca 10:41). La superficialità è oggi un impedimento per la salvezza degli uomini, ma è una minaccia anche per i credenti e per le chiese. Credenti che leggono poco anche le Scritture, e quando leggono non sono nutriti da ciò che leggono. Credenti che ascoltano, ma non ricevono nulla di quello che hanno ascoltato. Credenti che non si formano affatto, non studiano e non crescono, e rinunciano così ad essere un sale che insaporisce la loro vita e quella degli altri, e ad essere una luce che guida altri a conoscere Cristo (Marco 9:50-51). Tante chiese che invece di mettere al centro la parola di Dio e la sana dottrina, mettono al centro la musica e l’intrattenimento, che riempie lo spazio e scandisce il tempo dei culti, ma non nutre le persone che vi partecipano e non porta gloria a Dio!
La parabola del Seminatore ci parla anche di
3. Cuori divisi.
Marco ci parla anche di un seme che cade tra le spine, che crescendo così tanto lo soffocano, impedendogli di portare frutto (v. 7). Gli ambienti spinosi (come i rovi ad esempio), oltre a essere ostili danno l’idea di caos e di divisione, e il seme gettato tra le spine infatti viene rifiutato, abbandonato, dimenticato, soffocato. Le persone di cui parla qui Marco, sono come queste spine, non accolgono il seme gettato davanti a loro, e anche se sembra verificarsi qualche interesse, qualche sussulto, questo seme viene rifiutato e soffocato dall’apatia, dalle conflittualità interne, i sensi di inadeguatezza, altri interessi ritenuti più importanti. Insomma, tanti motivi che fanno sì che questo seme si disperda e muoia soffocato. Le persone di cui ci parla Marco, sono persone divise che, come i rovi che ospitano varie specie vegetali e animali, ascoltano “varie campane” e insegnamenti, e non ascoltano esclusivamente una voce sola, la voce di Dio, la sua parola, le sue indicazioni e non ubbidiscono a ciò che Lui gli sta indicando. No, non prendono mai una posizione chiara, non fanno mai una scelta netta, non scelgono mai una destinazione precisa o seguono un unico insegnamento. No “vanno a zonzo” qua e là e fanno di internet, YouTube la loro scuola di formazione, rimanendo con una conoscenza deformata e limitata che li mantiene adolescenti per tutta la vita.
Queste persone rimangono autonome, individualiste e non si fanno mai coinvolgere più di tanto nel progetto della chiesa, ma rimangono sempre ai margini col rischio di abbandonare la chiesa. Sono persone che pensano di sapere abbastanza, quando in realtà non sanno nulla, che sembrano di essere sicuri di sé, quando in realtà sono persone insicure e indecise, fanno fatica a fare scelte e a trovare soluzioni, e quelle che trovano in totale autonomia sono scelte sbagliate.
Le persone divise sono anche quelle che “tentennano” e (traballano) sempre, e non si dispongono mai a prendere una decisione, ad assumersi una responsabilità, ad acquisire una postura che porti ad una trasformazione del proprio modo di pensare e di agire. Sono persone che ti sfiniscono e ti succhiano tutte le energie fino all’esaurimento, che ti danno anche ragione, che apprezzano ciò che gli stai dicendo; ma nulla da fare, ciò che gli stai dicendo per l’ennesima volta, non viene recepito e seguito, e il seme che stai cercando di gettare nel suo cuore, viene sommerso dal disordine e dalla disubbidienza, che regna sovrana in quel cuore diviso e disordinato.
Ma finalmente Marco ci parla anche di
4. Cuori riceventi.
La parabola del Seminatore può sembrare scoraggiante di fronte a questi primi risultati, ma in realtà termina con una nota incoraggiante, perché continua e parla di un buon terreno che produrrà un buon raccolto (v. 8). In Marco c’è un cambiamento netto perché, mentre nei vv. 4, 5 e 7 il seme che si disperde è un seme che cade e non trova il terreno giusto, nel v. 8 il seme cresce progressivamente, perché produce trenta, sessanta e cento volte in più, evidenziando che la crescita è maggiore della perdita. Questo raccolto non è qualcosa di ordinario, ma è qualcosa di stra-ordinario e la parabola del Seminatore, come le altre della semina che seguiranno (il seme gettato nel terreno), che cresce di notte mentre il contadino dorme, o (il granel di senape), che diventa un albero immenso capace di ospitare migliaia di uccelli (Marco 4:26-29. 30-32), riporteranno risultati sorprendenti nonostante gli inizi poco promettenti.
La parabola del seminatore rappresenta l’incursione del regno di Dio compiuto da Gesù Cristo, Colui che semina la parola di Dio nei nostri cuori, e lo stupefacente raccolto che è dovuto alla provvidenziale opera dello Spirito Santo. In tutto il Vangelo Gesù insegna, agisce e produce instancabilmente come il Seminatore che semina. Nonostante la resistenza e il rifiuto, c’è un potere irresistibile dietro l’opera di Gesù, importante come l’attività generativa del seme che cresce, produce e si moltiplica. Nonostante la durezza e le avversità scoraggianti, il raccolto nel ministero di Gesù sarà sorprendente, ed è questo che ci deve consolare e motivare nella nostra testimonianza qui a Ferrara.
Conclusione
Nei vv. 10-12 Gesù evidenzia la differenza tra i dodici e gli altri sostenitori che lo seguono, ai quali è stato dato di conoscere il regno di Dio, e gli altri a cui invece non sarà dato di conoscerlo, a conferma che la conoscenza di Dio, non è frutto delle capacità e decisioni umane, ma è frutto della potenza e della decisione di Dio, perché la salvezza è donata direttamente da Lui, e anche il cuore più duro, superficiale e diviso può essere trasformato e convertito dalla potenza della parola di Dio. E’ Lui che decide di far grazia a chi vuole e di giudicare chi vuole, avere misericordia di chi vuole e di indurire chi vuole, poiché “non dipende né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:15-16). Questo è ciò che ci dice Marco nella parabola del Seminatore, poiché il terreno naturalmente non è in grado di accogliere il seme gettato su di lui, ma è pre-disposto dal Signore, che lo rende fertile per ricevere il seme della parola, affinché credano e portino frutto (Marco 4:11-12.20). Preghiamo!