Gesù ci annuncia la potenza della sua parola – Marco 4:1-20
Introduzione
Il testo di Marco ci dice che, come il seme che è in grado di promuovere la vita, così la Parola di Dio ① è potente perché è in grado di dare origine alla fede, ② è potente perché è in grado di andare in profondità ed ③ è potente per portare frutto.
Iniziamo ad affermare che
La parola di Dio è potente, perché è in grado di generare la fede.
Su quali basi possiamo affermare questo?
Sia nella creazione che nella redenzione è manifestata chiaramente la potenza della parola di Dio, poiché “Dio afferma di compiere un’azione, e poi realizza ciò che ha dichiarato di compiere”. Il Salmo 33:9 ci dice che “Dio parlò e la cosa fu fatta, egli comandò e la cosa apparve”. E Giacomo 1:21 incoraggia i credenti delle chiese Macedoni a ricevere la parola che “è stata piantata in loro e che può salvare le loro anime”. E Pietro continua incoraggiando i credenti delle chiese dell’Asia Minore ricordando loro “che sono stati ri-generati non da un seme corruttibile, ma da un seme incorruttibile”, cioè dalla parola vivente e permanente di Dio (1 Pietro 1:23).
Questi brani della Scrittura ci dicono che “abbiamo a che fare con un Dio credibile e affidabile” che, quando dichiara qualcosa la realizza concretamente. Solo Lui può portare la vita nei cuori degli uomini e piantare la sua parola per la loro salvezza. Non sono le opere umane o le buone intenzioni a rigenerare il cuore degli uomini, ma è solo la potenza di Dio e della sua parola, che è vivente e permanente. Come per contrastare la desertificazione si piantano semi in abbondanza, affinché il territorio venga germogliato, così c’è bisogno che l’opera dello Spirito Santo e la potenza della parola di Dio renda fertile il cuore umano, poiché “senza quest’opera non è possibile ricevere la salvezza”. Senza il vangelo noi siamo improduttivi come il deserto, e come abbiamo detto nelle predicazioni sullo Spirito Santo, “senza l’opera dello Spirito siamo morti”, e abbiamo bisogno di essere riportati in vita da Lui, per essere trasformati dalla parola di Dio. La potenza della parola di Dio è rappresentata dal contadino che semina il suo campo e attende con fiducia che dia frutto, e durante la notte mentre lui dorme, il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come (Marco 4:27).
La domanda che viene spontanea è, se la parola di Dio è capace di agire potentemente nei cuori, perché qui a Ferrara siamo in questa condizione? Non possiamo conoscere i motivi, ma questo ci deve consolare nella nostra testimonianza, poiché noi dobbiamo sì seminare, ma chi fa germogliare è Dio, poiché è solo Gesù che può generare la fede nel cuore dell’uomo (Ebrei 12:2).
Perché un seme germogli va spinto in profondità (strada, roccia, terreno), e
2. La parola di Dio è in grado di andare in profondità.
Al v. 8 Marco ci parla di un terreno buono, che riceve il seme e porta frutto, e “Questo terreno non è buono in sé stesso, ma è reso buono dallo Spirito di Dio e dalla sua parola”. Per questo motivo il seme può attecchire e portare frutto, perché ha trovato un terreno reso fertile dal Signore, e ora il seme è stato piantato e deve portare il frutto per cui è stato seminato. In questi anni ho imparato che i semi e le piante per crescere bene, devono essere piantate ad una precisa profondità, altrimenti le radici possono nel tempo uscire, e perdere forza, con il rischio di non portare frutto. Lo stesso vale per la parola di Dio, poiché “essa deve andare in profondità nel nostro cuore, e non rimanere in superfice” come ci dice Giacomo 1:23, che paragona chi ascolta la parola, ma non la mette in pratica, ad uno “smemorato” che dimentica ciò che ha letto poco prima. È stimolante l’augurio di Paolo ai Colossesi, quando augura loro che la parola di Cristo “abiti” in loro abbondantemente, affinché siano ammaestrati e si esortino gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando e lodando insieme Dio, per l’abbondanza della sua opera e grazia (Colossesi 3:19). La parola di Dio deve andare al centro della nostra vita, deve toccare le corde della nostra anima, e deve essere cercata come l’argento e deve essere scavata come un tesoro (Proverbi 2:4). QUANTO RICORDIAMO E PRATICHIAMO QUELLO CHE LEGGIAMO DELLA PAROLA DI DIO? QUANTA PAROLA DI CRISTO ABITA NEI NOSTRI CUORI E NELLE NOSTRE VITE? QUANTO CERCHIAMO LA PAROLA E QUANTO SIAMO ASSIDUI NELLA LETTURA E NELLO STUDIO DELLA PAROLA?
Per fare abitare in noi la parola abbondantemente, dobbiamo estirpare le erbacce nocive ancora presenti nel nostro cuore, che ci impediscono di andare in profondità, ma “anche se l’impegno è importante, il regno di Dio e la profondità della sua parola sono un dono che si realizza solo in Gesù Cristo attraverso una reale conversione”. Il v. 11 ci parla di una necessità di piantare e ascoltare nel concreto la parola, e questo può avvenire solo per l’opera di Dio e del suo Spirito, per essere ri-educati nell’ascolto per applicarla alla nostra vita e portare frutto. Impegniamoci ad assimilare il seme della parola, e invochiamo continuamente l’opera di Dio nella nostra vita, cercando in Lui le risorse necessarie per godere della profondità della sua parola, per essere trasformati da Lui in persone profonde e di sostanza. “È solo grazie all’opera redentiva di Gesù Cristo, che tutto questo può essere possibile”.
Proprio per questa morte e resurrezione
3. La parola di Dio è potente ed è in grado di portare frutto.
Perché il vangelo, se è così potente, è capito da poche persone? Perché gli scribi sono disposti a mentire e a inventarsi falsi testimoni pur di opporsi a Gesù? Perché perfino i suoi familiari, e a volte i suoi discepoli, non riescono a capirlo?
È bene precisare che Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Matteo 5:45), e manda la sua parola a tutti gli uomini, sia che ascoltino e sia che non ascoltino, ma i terreni sono duri, argillosi e pieni di impedimenti, e non sono in grado naturalmente di accogliere il seme della parola, che ha bisogno di essere indirizzata nei loro cuori per essere compresa (Giovanni 7:17). I discepoli stessi non capivano sempre le parabole, e quando erano con Gesù ne approfittavano per avere spiegazioni da Lui. E’ Dio che si era compiaciuto di rivelare il suo regno a questo piccolo gruppo, e questi avevano il privilegio di chiedere spiegazioni al Maestro ed essere formati da Lui, mentre gli altri ne erano esclusi, a significare che “Dio si è compiaciuto di rivelare suo Figlio ad alcuni, e non ad altri” (v. 11). Questo passo ci dice proprio che le parabole sono un filtro per le persone che ascoltano, per distinguere quelli che sono disposti a ricevere da quelli che non vogliono ascoltare e ricevere la buona novella che Gesù è venuto a proclamare.
Se ci pensiamo bene “il seme è debole perché può essere schiacciato facilmente, ma è proprio lì che sta la sua forza e il suo scopo”, poiché è un seme che nella sua potenza, si rompe e muore per dare vita a qualcos‘altro; un concetto che umanamente non può essere compreso facilmente, anche se ogni giorno ci sediamo a tavola e ci cibiamo, grazie a questo meccanismo provvidenziale della grazia di Dio. “Anche Gesù è stato schiacciato (Giovanni 12:23), per morire e dare la sua vita, a coloro che avrebbero creduto in Lui”. Solo morendo Gesù poteva dare la vita, a coloro che avrebbero creduto in Lui. La possibilità che ascoltiamo e portiamo frutto, è determinato da un seme potente, ma ancora di più dal fatto che Gesù è quel seme che è dovuto morire per noi, ed è risorto per darci la vita. Credere questo è illogico umanamente, è politicamente scorretto per la nostra cultura, ed è contro ogni convenzione di Ginevra, e non è accettabile per i nostri tempi. Ma non lo era neanche ai tempi in cui Gesù, in prima persona testimoniava la sua buona novella, ma nulla da fare, “anche Lui non era compreso e creduto”, e per questo dice Paolo “saranno inescusabili”, come coloro che anche oggi lo rifiutano: “Perché le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili” (Romani 1:20).
Conclusione
Fratelli “non ci scoraggiamo, pensando che oggi, sia più difficile proclamare la parola di Dio”, rispetto ai tempi di Gesù. Continuiamo a farlo nella certezza che “la salvezza appartiene a Dio”, come questo mondo è nelle sue mani, e non ci facciamo scoraggiare dal rifiuto delle persone, perché hanno rifiutato e perseguitato anche Gesù, piuttosto: “Invochiamo piuttosto la sua opera e il suo aiuto”, e Lui lo farà, affinché la salvezza sia proclamata a tutti, e sia compiuta nei cuori dei nostri concittadini. Preghiamo.