Gesù ci introduce nel suo regno – Marco 4:21-34

Introduzione

In questo brano Gesù presenta due parabole, che paragonano il regno di Dio ad un seme che viene piantato in un terreno, e che durante la notte mentre il contadino dorme, germoglia e cresce senza che lui sappia come, perché nella terra, da sé stesso si rompe e produce il suo frutto (vv. 27-28). Parla anche del granel di senape (vv. 30-32) che, pur essendo il più piccolo tra i semi, quando è piantato in terra, cresce e diventa un grande albero, dove potranno rifugiarsi centinaia di uccelli.

Le parabole possono essere paragonate ad un baule, che da una parte sembra nascondere il suo contenuto segreto, ma che dall’altra pian piano che rovistiamo, rivelerà il contenuto in tutta la sua pienezza.

In questo brano Marco afferma che

GESU’ CI INTRODUCE NEL SUO REGNO.

Introducendoci nel suo regno, Gesù: ① ci aiuta a ri-definire le nostre aspettative, ② agendo attraverso la sua opera sovrana, ③ in modo che il mondo veda risplendere una luce.

La prima cosa che il Signore fa, quando ci introduce nel suo regno è di:   

 
  1. Ri-definire le nostre priorità e aspettative.

    L’esortazione principale della parabola è quello di ASCOLTARE e porre attenzione a ciò che stiamo ascoltando, perché da questo ascolto dipenderà il nostro avvenire. Proverbi sono spesso paragonabili alle parabole, proprio perché anche in esse, l’incentivo principale è quello di ascoltare ciò che viene detto dal proprio maestro, dal proprio genitore e da chiunque ha una responsabilità nei nostri confronti. I vv. 24-25 affermano che, la qualità del nostro ascolto, e l’amore che abbiamo per il regno di Dio, determinerà il successo (o l’insuccesso) della nostra comprensione di Dio e della sua volontà. Come abbiamo detto in occasione della parabola del seminatore, la superficialità e la frammentazione del sapere, non aiutano né la nostra crescita né l’avanzamento del regno di Dio in noi.

    Chi ha fatto proprie le parole di Gesù, ed entra a far parte del regno di Dio, entra nel mondo di Dio e riceverà la vita, che ci permetterà di RI-DEFINIRE le nostre priorità e le nostre aspettative, poiché non saremo più noi il centro della nostra vita, ma sarà Dio e il suo regno al centro, che daranno valore, scopo e significato alla nostra nuova vita in Cristo. Gesù ci invita a badare bene a ciò che ascoltiamo, per non sprecare opportunità fondamentali, per conoscere Dio e per imparare da Lui e così crescere nella fede, poiché chi impara le cose di Dio (cioè, le cose di lassù come suggerisce Colossesi 3:1) e trasmette agli altri ciò che ha imparato, accrescerà sempre più la sua conoscenza e maturità cristiana (v. 25 “a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”).

    Chi entra nel regno di Dio entra nel mondo di Dio, poiché in Cristo egli è una persona nuova, e le cose vecchie sono passate, e sono diventate nuove (2 Corinzi 5:17), e non vive più secondo le cose del passato, ma dà una svolta nuova alla propria vita, facendo scelte nuove che onorano Dio, e sono una benedizione per la sua vita e quella degli altri.

    In secondo luogo, la riforma delle nostre aspettative può avvenire solo:

 

2. Attraverso la sovrana opera di Dio.

Comprendere il regno di Dio ed entrare nel suo mondo, non è frutto di decisioni o capacità umane, ma è frutto dell’iniziativa creata da Gesù Cristo nel cuore del credente, poiché come Gesù, non può essere confuso o contenuto nei vestiti e negli otri vecchi della tradizione giudaica, così la fede non può venire dalle opere e dai meriti umani perché sono insufficienti e fallimentari, ma può essere donata solo da Dio, per mezzo di Cristo, che crea la fede e la rende perfetta (Ebrei 12:2). Umanamente parlando, le parabole non sono facilmente comprensibili, perché anche se usano termini semplici e con similitudini del vissuto quotidiano, esprimono concetti poco accattivanti per la natura umana, poiché il regno di Dio non è rappresentato come qualcosa di grandioso e accattivante per l’uomo, ma come qualcosa di piccolo e insignificante come un seme. Gesù infatti qui non annuncia quanto Dio sia infinito e grandioso, ma piuttosto quanto Lui sia vicino e presente nella nostra vita, anche se definire il regno di Dio come un semplice seme, non sembra nell’immediato qualcosa che può attirare l’attenzione o la considerazione umana (come lo era d’altronde Cristo), che non sembrava attirare attenzione e considerazione, come ci dice Isaia 53:2. E questo vale anche per quanto riguarda la crescita del regno di Dio, che si sviluppa segretamente e inesorabilmente, poiché Gesù ci parla di un contadino che semina e poi va a dormire, a sottolineare che il seme germoglia e cresce indipendente dal contadino, e questo è incomprensibile per il mondo che disprezza la debolezza e il minimalismo delle cose normali. Il seme sembra inoffensivo e fragile, ma come dicevamo nella parabola del seminatore, è in realtà in sé stesso potente e capace di generare la vita e di farla crescere.

Questa parabola evidenzia, che la crescita spirituale è un’opera che Dio compie nella vita dei suoi figli, che rimane un mistero affascinante dell’opera dello Spirito Santo (Galati 6:9; Filippesi 1:6). Ma questa parabola è anche un avvertimento, per tutti coloro che ascoltano la predicazione del vangelo e non gli danno importanza (v. 29), poiché verrà un giorno, quando i tempi saranno maturi, in cui Dio giudicherà tutta l’umanità, separando il grano dalle zizzanie (Matteo 13:30), il frumento dalla polvere (Matteo 3:12), e i capri dalle pecore (Matteo 25:33). Questo è il richiamo continuo di Gesù al mondo giudaico, alle folle e alla sua famiglia, che si opponevano e non capivano ciò che diceva.

Queste parabole affermano che il regno di Dio è presente e cresce, anche se non si vede chiaramente, e a volte si potrebbe dubitare e chiedersi: “Dov’è questo avanzamento del regno di Dio in questo mondo?” (2 Pietro 3:4). Questo scetticismo è il risultato di “un GIA’ E NON ANCORA” troppo lento secondo i criteri umani, ma secondo i criteri di Dio, questi sono i suoi tempi giusti e insindacabili, in cui dobbiamo trovare riposo e speranza.

Abbiamo bisogno di riformare le nostre priorità e aspettative, attraverso l’opera sovrana di Dio:

 

3. Affinché il mondo veda risplendere una luce.

Qui Marco ci parla di una lampada, non una lampada qualunque, ma una lampada speciale, poiché questa lampada è Cristo stesso, colui che è venuto a portare la luce e a rivelare il regno di Dio a questo mondo (Giovanni 1:9-10). Il brano di Marco ci esorta a far risplendere questa luce in questo mondo, affinché il mondo veda e conosca questa luce.

A quel tempo si usavano le lampade ad olio, che fornivano una luce ottimale solo quando venivano alzate da terra, poiché se la lampada veniva tenuta bassa, anche la luce era poco visibile, ma quando al contrario veniva sollevata in alto, anche la visibilità della luce aumentava. Anche noi siamo esortati a tenere alta la luce del vangelo di Cristo, affinché le persone intorno a noi, vedano questa luce ed entrino nel regno di Dio, poiché lo scopo di Dio è che Gesù, che è la vera luce che è venuta nel mondo, possa essere vista e conosciuta dagli uomini (Giovanni 1:9-10).

Anche se gli inizi del regno di Dio sembrano complicati e poco promettenti, il successo del piano di Dio è certo, e anche la nostra testimonianza deve continuare fiduciosa e svilupparsi, nonostante le difficoltà, gli insuccessi e i risultati che tardano ad arrivare. Il regno di Dio, come anche le parabole che lo annunciano, sono paragonabili ad un ricamo che, da un lato è un ammasso di nodi incomprensibili che non ci rivelano nulla, dall’altro lato invece, affiora un disegno chiaro e definito, che ci permette di comprendere il messaggio rappresentato dal quadro. Così è la figura di Gesù, che per gli estranei è un semplice rabbino, senza nessuna credenziale e formazione, mentre per gli eletti di Dio viene riconosciuto come il Cristo, il Figlio di Dio.

Spiegando le parabole, Gesù mette in guardia la sua chiesa, da una vita condizionata dalle attrazioni e occupazioni del mondo, che ci de-motivano e distolgono dalle priorità del regno di Dio, e della chiamata che Dio ci ha rivolto. Siamo chiamati a tenere alta la lampada del vangelo, affinché questo mondo sia illuminato dalla parola di Dio, e conosca Gesù Cristo, per entrare nel suo regno e diventare suoi discepoli.

 

Conclusione

Nonostante il terreno sia duro, le precarietà sono tante, i risultati tardano ad arrivare, continuiamo a promuovere il regno di Dio in questa città, perché il terreno è curato da Dio, noi saremo equipaggiati dalla sua grazia, il seme è potente e i risultati sono certi, perché dipendono completamente da Lui. Non scoraggiamoci perché le parabole del regno ci incoraggiano a guardare a Dio (cioè, al già), anziché farci influenzare dalla realtà contingente (cioè, il non ancora), per confidare nella potenza e provvidenza del Dio che parla e salva anche oggi, come nel passato. Che Dio ci guidi, ci benedica e ci sostenga nella nostra chiamata. Preghiamo!!   

 
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Gesù governa tutta la libertà 4:35-5:20

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Gesù ci annuncia la potenza della sua parola – Marco 4:1-20