Gesù provvede anche nelle difficoltà (6:14-44)

Introduzione

Attraverso queste due storie Gesù vuole lasciare un INSEGNAMENTO ai suoi discepoli in un momento di grande difficoltà e SMARRIMENTO.

In questa predicazione evidenzieremo che GESU’ PROVVEDE ANCHE NELLE DIFFICOLTA’, ① donando una nuova speranza, ② provvedendo una vita abbondante e ③ aprendo una nuova prospettiva per la nostra vita.

Iniziamo a sottolineare che Gesù

 
  1. Provvede una nuova speranza.

    Qui Marco ci parla di due BANCHETTI, quello nel palazzo di Erode e quello che Gesù organizza nelle colline della Galilea; il primo è un banchetto di affari per pochi intimi (nobili), il secondo per coloro che hanno fame e bisogno d’aiuto. Quello di Gesù è un banchetto che mostra la sua COMPASSIONE e invita ad entrare nel suo regno per dare una nuova speranza. Questo banchetto è anche un MODELLO che Gesù vuole lasciare ai suoi discepoli e alla chiesa futura per adempiere la chiamata che Gesù ha rivolto alla sua chiesa: cioè, proclamare il suo vangelo e invitare ad entrare nel suo regno.

    Non è l’attivismo e neanche il disimpegno a caratterizzare la nostra chiamata, ma è la nostra relazione e DIPENDENZA a Gesù, imparando da lui come adempiere la nostra chiamata. Se persino Gesù, che era Dio, nella sua umanità aveva bisogno di stare alla presenza del Padre per ricaricarsi, quanto più noi abbiamo bisogno di DIPENDERE da lui per RIORDINARE le nostre idee, COMPRENDERE la sua volontà e RIPRENDERE le forze per ripartire più efficacemente nella nostra chiamata. ALBERT MARTIN nel suo libro sull’esaurimento spirituale afferma, che spesso i servitori di Dio non fanno i conti con i propri limiti fisici, e così finiscono per esaurirsi. Anche noi dobbiamo servire il Signore con tutto il cuore, la mente, l’anima e il corpo, ma dobbiamo anche fare ricorso a momenti di preghiera davanti al Signore, per promuovere l’avanzamento del suo regno qui a Ferrara.   

    Gesù voleva proclamare il regno di Dio per dare una nuova speranza a coloro che non l’avevano, e accrescere nei discepoli il senso di dipendenza, per proseguire il lavoro che lui aveva iniziato. Questo è il modello che lascia anche a noi oggi per godere e proclamare questa speranza a coloro che non hanno speranza come afferma Pietro nella sua lettera: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti” (1 Pietro 1:3).   

    In secondo luogo, Gesù  

 

2. Provvede una vita abbondante .

Il banchetto di Gesù mette alla prova la fiducia e la prontezza dei discepoli, perché vedendo farsi sera e che Gesù non congedava la folla affamata vanno in ansia. L’ansia cresce quando si rendono conto di trovarsi davanti ad un problema più grande di loro, soprattutto quando Gesù chiede di dare loro da mangiare (v. 37). L’ansia dei discepoli si attenua solo davanti al senso di fiducia e attesa, quando percepiscono che Gesù ha in mente di intervenire come ha fatto precedentemente, soprattutto quando chiede loro “Quanti pani avete?” (v. 38). È qui che di fronte alla loro inadeguatezza comprendono che tutto dipende dal loro Maestro, che potrà dare una soluzione per loro impossibile. Questa impossibilità rispecchia la nostra natura, perché oltre alla nostra inadeguatezza, spesso abbiamo un atteggiamento rinunciatario davanti ai problemi, e dimentichiamo che Dio può moltiplicare il poco che abbiamo e che non è sufficiente, o che può dalle pietre “far nascere dei figli ad Abramo” (Matteo 3:9). Infatti, Gesù nella sua autorità e sufficienza provvederà abbondantemente a sfamare la folla come ha fatto precedentemente, o come ha fatto Dio con il suo popolo nel deserto del Sinai, e in altre occasioni.

Dobbiamo sapere che il Signore è in grado di moltiplicare il poco in tanto, aggiungendo alla sua chiesa coloro che credono al suo vangelo (Atti 2:41), ma anche provvedere ad una vita abbondante per coloro che credono in Lui e lo devono annunciare agli altri (Giovanni 10:10). Gesù è colui che è in grado di provvedere abbondantemente anche nella nostra insufficienza qui a Ferrara, perché ha il controllo su tutto ciò che ha creato, e può disporlo come e quando vuole, per coloro che hanno bisogno e glielo chiedono. Lo ha potuto fare sulle colline della Galilea, lo può fare oggi provvedendo ai popoli affamati del mondo, e può farlo proprio perché è il pane della vita che può promettere che chi andrà a Lui e mangerà del suo pane non avrà mai più fame e chi crede in Lui non avrà mai più sete (Giovanni 6:35).  

Infine, Gesù    

3. Provvede una nuova prospettiva.

Questa moltiplicazione è quello che Gesù fa anche con noi oggi, poiché anche se siamo nella precarietà e nella debolezza, Gesù moltiplica la nostra precaria condizione facendola diventare sufficiente, poiché come Paolo afferma in 1 Corinzi 1:27 “Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti”. Infatti, su quella collina “tutti mangiarono e furono saziati” (v. 42), a sottolineare che Gesù moltiplica il poco che abbiamo nel molto della sua provvidenza, e trasforma la vita ordinaria in una vita abbondante e straordinaria (Giovanni 10:10).

Questo brano ci rivela quanto il Signore sia sufficiente nel provvedere alle nostre necessità, ma nello stesso tempo ci richiama anche alla responsabilità di non essere pigri nel servizio per Dio (v. 43) e per imparare ad essere dei buoni amministratori della sua generosità. Ci sono tanti modi per dimostrare la nostra generosità nella chiesa, come facevano i fratelli della chiesa primitiva (cfr. con la lettura sul Giubileo), che mettevano in comune ciò che avevano: attraverso i doni che Dio ha dato e metterli al servizio del bene comune della chiesa, affinché i nostri fratelli ne possano godere. Ad esempio, attraverso la “decima” possiamo contribuire alle spese che la chiesa deve affrontare nelle varie iniziative, per l’avanzamento del regno di Dio, sapendo che quel poco che diamo Dio lo moltiplicherà per la sua gloria.

Ci sono anche altri modi per mettere a disposizione le nostre piccole risorse, ad esempio per la raccolta fondi dell’AEI (i terremotati, gli alluvionati, la chiesa perseguitata, e tanto altro ancora) o per il bene comune nella società, sapendo che le nostre limitate risorse potranno servire nella provvidenza di Dio a ripristinare la giustizia dove viene a mancare. Possiamo vederlo ad esempio nell’impegno di Lidia in questo piccolo comitato di quartiere, in cui il Signore nella sua provvidenza e grazia comune ha operato delle vittorie inaspettate. A questo riguardo vorrei citare un estratto da Studi di teologia sulla legittimità dell’impegno sociale in ambito della cura del creato con tutti coloro (anche non credenti) che hanno a cuore il pianeta. “Se amiamo il creato come Dio lo ama, coltiviamo la speranza con la fede che il nostro impegno avrà successo e porterà frutto grazie alla provvidenza di Dio che è sempre all’opera in questo mondo, poiché è il Dio che ha il potere su ogni cosa e che tiene al bene del suo creato”, e questo è meraviglioso nella nuova prospettiva inaugurata da Gesù Cristo: “A cui ogni potere è stato sottoposto completamente” (Efesini 1:22-23).


Conclusione

Questa predicazione ci invita a non perdere la speranza, l’amore e la fiducia perché, come Gesù ha provveduto nel disorientamento dei discepoli sfiniti, provvede anche al nostro disorientamento dandoci una nuova speranza, una nuova prospettiva e nuove risorse per affrontare le sfide davanti a noi qui a Ferrara. Confidiamo in Lui e nella sua opera. Preghiamo!

 
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Gesù ci accompagna anche nei momenti di disorientamento (6:45-56)

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Gesù ci invia in un contesto ostile (6:1-12)