Gesù risana la nostra condizione (Marco 7:24-37)

Introduzione

Leggiamo insieme Marco 7:24-37

Questo brano ci presenta due storie difficili con due diversi approcci.

La prima storia ci parla di una donna pagana che nonostante sia una “donna” e per lo più “pagana”, va da Gesù perché liberi la figlia indemoniata.

E nonostante Gesù le risponda che non può dedicarsi a lei perché, prima deve dedicarsi ai figli dell’eredità d’Israele, non si scoraggia e va avanti nella sua intenzione.

L’altra storia ci parla di un “sordo-muto, che viveva nella sperduta Regione del Mare di Galilea a maggioranza pagana, che sperava di essere guarito.

Attraverso queste storie Marco ci mostra quanto GESU’ DEBBA RISANARE LA NOSTRA CONDIZIONE, perché è ① una condizione COMPROMESSA e ② una condizione CHE DEVE ESSERE GUARITA.  

Andiamo in primo luogo a precisare perché è

 
  1. Una condizione compromessa.

    Ciò che colpisce in questo brano è il diverso approccio dei due protagonisti, poiché da una parte abbiamo il sordo-muto che non sembra avere molta iniziativa, e dall’altra una donna che ne ha anche troppa di iniziativa secondo le parole di Gesù (v. 27). Questa donna sente parlare di Gesù, lo va a cercare e si getta ai suoi piedi, affinché liberi la figlia indemoniata (vv. 26-27). La risposta di Gesù è sotto certi aspetti “mortificante”, poiché le dice: “Lascia che prima siano saziati i figli, perché non è bene offrire il pane dei figli per darlo ai cagnolini” (v. 27). Una frase che avrebbe amareggiato molti, e li avrebbe indotti a rinunciare nella loro impresa, ma la donna con umiltà e rispetto insiste, affermando che si sarebbe accontentata anche delle briciole pur di avere l’aiuto di Gesù (v. 28).

    Questa umiltà e rispetto è l’atteggiamento giusto quando ci rapportiamo a Dio, poiché come la donna, anche noi dobbiamo invocare il Signore con la stessa fiducia, ma anche lo stesso rispetto e umiltà, senza pretendere o dare condizioni a Dio. 

    Questa era la stessa umiltà e rispetto che ebbe il centurione, quando si sente indegno di ricevere in casa sua Gesù perché guarisca sua figlia, e invia i suoi servitori per dirgli di non scomodarsi per andare a casa sua, ma di dire “una sola parola e la figlia sarebbe stata guarita” (Luca 7:6-7).

    In entrambe queste storie (la donna e il centurione) ciò che colpisce è la loro grande fede, ma anche il grande rispetto e umiltà davanti a Gesù.

    Ci sono persone (anche tra i credenti), che si pongono davanti a Dio come se fossero dei suoi pari, o avessero dei diritti e delle pretese, per cui Dio deve agire secondo il loro bisogno e desiderio. Quando in realtà Dio non ha nessun dovere nei nostri confronti, e tanto meno nei confronti degli uomini in generale, poiché Dio è libero di agire o non agire, come e quando vuole. Dobbiamo invece pensare che alla base di ogni azione e opera che Dio compie c’è la grazia, il bene, l’amore e la piena libertà di operare come meglio gradisce. Nel suo libro “I piaceri di Dio” John Piper afferma, che Dio trova piacere nell’esprimere amore in tutto quello che fa, verso il suo creato e verso gli uomini. Gesù era compassionevole verso i bisognosi, mansueto anche quando riprendeva i suoi discepoli, che non sempre capivano quello che faceva.

    Anche davanti alle risposte che sembrano umiliare la nostra sensibilità, dobbiamo imparare da questa donna a gestire le nostre emozioni e continuare ad avere fiducia del Signore. Dobbiamo dimostrare una maturità che è frutto dell’opera che Dio ha compiuto nella nostra vita, come ha fatto in questa donna. La fiducia della donna viene premiata perché sottomette interamente la sua causa a Gesù: “Donna, grande è la tua fede, ti sia fatto come vuoi. E da quel momento sua figlia fu guarita” (Matteo 15:28). Questa donna sarà la prima donna pagana a comprendere il mistero del messaggio di Gesù, e per questo entra nel regno che Dio ha preparato per lei.

    In secondo luogo, andiamo a comprendere il bisogno di

 

2. Una condizione che deve essere guarita.

Il viaggio nella Galilea pagana ha come scopo l’inclusione dei pagani nel regno di Dio come preannunciato in Isaia 35:5-6 in cui verranno aperti gli occhi ai ciechi e le orecchie ai sordi, e la lingua dei muti griderà di gioia per la gloria di Dio. Finalmente la salvezza è giunta a noi Gentili che abbiamo creduto in Gesù, il Redentore di cui parlavano i profeti. Anche nella guarigione del sordo-muto si comprende la compassione e l’empatia che Gesù provava per i bisognosi, al punto che si identifica con l’uomo e si carica di lui per guarirlo: “lo condusse fuori dalla folla, in disparte, gli mise le dita nelle orecchie e con la saliva gli toccò la lingua e lo guarì…”.  

A proposito di quanto il Signore si carica dei bisogni dei propri figli, ricordo una bella espressione di Lidia durante una riunione di preghiera, che affermava che durante le sue notti insonni, pensava che il Signore si svegliava e le stava affianco per ascoltarla. Questa è una bella immagine di quello che Dio ha fatto e continua a fare con i suoi figli (si carica e si identifica con le nostre sofferenze).  

Gesù apre la bocca e le orecchie del sordomuto con la potenza della sua parola “Effatà=apriti” (v. 34) e la folla è meravigliata per l’opera compiuta da Lui: “ed erano pieni di stupore e dicevano: Egli ha fatto ogni cosa bene, i sordi li fa udire, e i muti li fa parlare” (v. 37). Marco ci presenta la storia di due persone che sono state toccate dalla grazia di Dio e sono entrate nel suo regno, a sottolineare che ascoltare e comprendere il messaggio di Gesù può essere solo donato dalla sua grazia, poiché la fede è una questione che riguarda le cose spirituali che si possono comprendere solo attraverso lo Spirito Santo. Persino i discepoli che vivevano a stretto contatto con Gesù spesso non riuscivano a capire e a riconoscere l’opera del loro Maestro, ma il sordo-muto e la donna pagana, seppur non avevano occhi per vedere e orecchie per sentire, vedono e comprendono il messaggio della salvezza. Che tu sia Ebreo o Gentile, che tu sia vicino o lontano, esperto o neofita, puoi comprendere l’evangelo solo grazie al “tocco” di Gesù, “che crea la fede e la rende perfetta” (Eb 12:2).

Questa storia mostra la compassione di Gesù che va nella lontana Decapoli a maggioranza pagana, per guarire e salvare proprio il sordo-muto, provando che Gesù è colui che lascia le novantanove pecore, per andare a cercare quella pecora che si è perduta e che è caduta nei rovi, in quel punto che solo Gesù può liberarla (Matteo 12:11).

Conclusione

Noi come il sordo-muto eravamo pecore smarrite e senza pastore, e il Signore è venuto a cercarci e soccorrerci, ci ha liberati e ripuliti per accoglierci nel suo gregge, e questo è quello che può fare ancora oggi con qualsiasi persona intorno a noi. Può farlo oggi anche con te se non lo conosci ancora, poiché Lui è venuto proprio per chi è perduto e ha bisogno di essere trovato. Preghiamo!!           

 
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