Gesù ci insegna a riconoscere la sua identità (Marco 8:27-9:1)
Introduzione
Leggiamo insieme Marco 8:27-9:1
Introduzione
Perché Gesù pone queste domande ai suoi discepoli? A cosa servono queste domande?
Queste domande servono a richiamare alla memoria dei discepoli le cose che hanno ascoltato in precedenza, per renderli consapevoli di cosa vuol dire seguire Cristo e quale sia la posta in gioco.
Chi sono io per la gente? E chi sono io per voi?
Attraverso questo brano, Gesù ci parla di lui e ci insegna a riconoscere la sua identità, cioè, chi è Lui, e quali sono le cose che è venuto a realizzare in questo mondo.
Marco ci spiega che quella di Gesù è ① un’identità che deve riformare la nostra visione del mondo, ② è un’identità che deve rivoluzionare le nostre aspettative, ed ③ è un’identità che, se viene raccolta, prevede un costo.
Prima di tutto, Gesù è venuto a presentare
Un’identità che deve riformare la tua visione del mondo.
Anche se queste domande sembrano separate tra loro, in realtà non lo sono perché hanno lo scopo di capire quanto le persone avevano recepito le parole di Gesù, ma anche comprendere quanto i discepoli avevano compreso di lui in tutto il tempo passato insieme al loro Maestro: “CHI SONO IO PER VOI?”.
Quello che sta a cuore a Gesù è comprendere quanto le cose che aveva operato e insegnato avessero suscitato l'interesse delle persone, ma anche quanto avessero inciso nella mente, nel cuore e nella vita dei suoi discepoli.
QUANTO CONOSCIAMO VERAMENTE GESU’? Come per loro anche per noi lo scopo di Gesù è di sondare la qualità della nostra conoscenza di Lui e del suo regno. E’ la qualità della nostra fiducia per Gesù e dello spessore delle nostre convinzioni. È comprendere lo spessore del nostro amore e della nostra considerazione per Lui, quanto sia concreta la nostra affidabilità e consapevolezza della chiamata che ci è stata rivolta: “… fate in modo che la vostra chiamata sia degna della vocazione che avete ricevuto!” (Ef 4:1).
QUANTO TESTIMONIAMO GESU’ CON LA NOSTRA VITA? Come per loro anche per noi è necessario comprendere l’autenticità della nostra fede, la tenuta della nostra chiamata per monitorare, prevenire, ribadire, rinnovare il nostro percorso formativo. CHI E’ GESU’ PER NOI? Quanto di quello che Lui ha insegnato è stato recepito e porterà frutto nella nostra vita, nella nostra testimonianza e nella chiamata che ci sta davanti!? Queste domande sono rivolte oggi a noi: “Chi è Gesù per te? Quanto di quello che hai imparato da Lui sta portando frutto nella tua vita? Quanto lo ami e quanto sei disposto ad ascoltarlo e a servirlo? Quali sono le priorità della tua vita: soddisfare i tuoi bisogni e desideri, avere una fede nominale o comprendere la sua volontà e dedicarti concretamente a realizzarla?”.
Quella di Gesù in secondo luogo è
2. Un’identità che deve sovvertire le tue aspettative.
Quello di Gesù è un messaggio contronatura, perché non è comprensibile e realizzabile attraverso il ragionamento e le capacità umane, poiché il vangelo è qualcosa che va oltre le concezioni e le aspettative umane, e la qualità della fede non è una conquista della convinzione intellettuale, ma è un dono di Dio per mezzo di Cristo che crea la fede e la rende perfetta.
Il vangelo di Marco ci parla di Gesù che, pur essendo Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi, ma qualcosa a cui rinunciare per adempiere la sua missione (Fl 2:6). Marco ci parla di colui che è venuto non per essere servito, ma per servire (Mr 10:45). Ci parla di colui che non è venuto per i sapienti, i ricchi e coloro che pensano di essere degni della sua attenzione, ma è venuto per i perduti e coloro che non avevano speranza per trovarla in lui. E' venuto per i poveri in spirito, affinché fossero arricchiti dalla sua sapienza e pienezza. E' venuto per i malati, i ciechi e gli zoppi, affinché fossero guariti. E' venuto per i peccatori affinché fossero perdonati e salvati. Tutto questo è inconcepibile e incomprensibile per l'uomo, ma questa è la verità che proclama la parola di Dio.
Chi è Gesù per te, un semplice rivoluzionario, un liberatore delle coscienze oppresse, uno che ti farà ricco? In parte questo è vero, perché rivoluzionerà la tua vita con il suo vangelo e la sua opera, ti libererà dalle catene del peccato, della paura e dell’insoddisfazione. Ti arricchirà forse non di soldi ma di benedizioni, di amore, saggezza e conoscenza di Lui. QUALI SONO LE TUE ASPETTATIVE? Avere una vita tranquilla, disimpegnata in cui appagare i tuoi desideri, oppure una vita impegnata in cui Dio è al centro e il suo regno la tua unica ragione di vita? Le domande che Gesù rivolge ai discepoli hanno come scopo la confessione personale e profonda dell’appartenenza a Lui come centro della propria vita e della propria missione, poiché la fede si esprime in una presa di posizione pubblica e personale di adesione totale per Gesù: poiché con il cuore si è creduto per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa confessione per essere salvati” (Romani 10:10). Qual è il centro della tua vita? Qual è la tua passione più grande? Dov’è il tuo tesoro? “Perché dov’è il tuo tesoro, li sarà anche il tuo cuore” (Luca 12:34).
Infine, Gesù ci presenta
3. Un’identità che se raccolta comporta un costo.
Gesù annuncia ai discepoli la sofferenza e la morte che dovrà subire, e li informa della resurrezione e del compimento del piano redentivo che è venuto a presentare (v. 31). Gesù insegna con autorità affermando la sua identità come Dio e da parte di Dio, per annunciare il suo regno a coloro che credendo in Lui vi entreranno. Il messaggio di Gesù e il senso della sua missione sono qualcosa di incomprensibile, poiché non parlano di vittoria e di successo, ma piuttosto di rifiuto, di sofferenza e di morte, e quando Gesù affronta la questione della sua identità e missione con i suoi discepoli loro non lo capiscono.
Persino Pietro, influenzato ancora dal giudaismo, non comprende le parole di Gesù, dimostrando che anche un testimone oculare come lui vissuto alla scuola di Gesù, mette in dubbio le parole del suo Maestro. Ed è per questo che Gesù lo riprende perché mette in discussione il disegno che il Padre gli aveva affidato e pensa in termini umani le cose che riguardavano il piano di Dio. Gesù preannuncia ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro me, rinunci a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua” (v. 34), facendosi esempio per loro in quanto dovrà soffrire, essere respinto e ucciso per risorgere a nuova vita per la salvezza di coloro che crederanno in Lui (v. 31). Gesù ci ha toccato con la sua grazia per fare di noi dei discepoli che devono seguirlo per mettersi al servizio del suo regno, poiché solo così possiamo onorarlo, ma anche dare un significato, un valore e uno scopo alla nostra vita.
Prendere la croce può significare se è necessario perdere la vita, come succede ai nostri fratelli perseguitati, ma vuol dire anche guadagnare la propria anima (v. 34), mentre chi rifiuta di seguire Gesù per salvare la propria vita la perde (vv. 36-37).
Conclusione
Il discepolato non è un’unione mistica con Gesù, ma è un’unione concreta nella sua vita, nella sua morte e nella sua resurrezione, poiché essere discepoli non vuol dire vivere le cose che riguardano il regno di Cristo e allo stesso tempo vivere secondo il mondo e i propri interessi, ma vuol dire vivere integralmente il vangelo di Cristo e la sua chiamata. Preghiamo!