Fragile fede, potente Salvatore (Marco 9:14-29)
Introduzione
Gesù stava scendendo dal monte dove era stato trasfigurato. Era insieme ai suoi tre discepoli, mentre gli altri discepoli erano ai piedi del monte sommersi dalle domande oziose dei soliti scribi.
In questo brano abbiamo Gesù che scende dal monte e si trova davanti ad un grande tumulto della folla e degli scribi.
Questo brano ci parla di una situazione disperata come ce ne sono tante anche oggi, e ci spinge a chiederci come affrontiamo le difficoltà e in chi riponiamo la nostra fiducia.
Questo brano ci parla di ① una condizione difficile, ② una fede insufficiente e ③ una potenza certa.
Il brano ci racconta in primo luogo:
Una condizione difficile.
Non è chiaro se si sta parlando di una malattia, di una possessione o di entrambe, ma se leggiamo attentamente il testo non ci sta parlando di uno spirito immondo, che ci farebbe pensare ad una possessione, ma ci sta parlando di uno spirito muto ma comunque maligno, perché gli effetti su questo ragazzo e la sua famiglia erano devastanti, al punto che lo spirito voleva farlo morire.
Altri elementi ci dicono che, oltre ad avere uno spirito muto che gli impediva di parlare, il ragazzo aveva anche difficoltà ad auto-controllarsi nei movimenti, poiché il testo ci dice che: “Quando lo spirito muto s’impadroniva di lui lo faceva cadere a terra e gli faceva uscire la bava dalla bocca, digrignare i denti e lo irrigidiva”, e molti commentatori parlano di epilessia. Non so se vi è mai capitato di assistere ad un avvenimento del genere, ma ricordo alcuni anni fa, mentre frequentavo un corso serale, una ragazza apparentemente sana e tranquilla, ebbe un attacco di epilessia molto pesante, che ci fece temere per la sua vita, ma poi grazie a Dio dopo averle prestato le cure necessarie si calmò e tutto tornò alla normalità.
Questo tipo di malattia è qualcosa che aggrava chi ne soffre, perché è un’esperienza devastante, ma è qualcosa che pesa anche sui familiari che, nei ricorrenti episodi lascia degli strascichi molto evidenti. Il racconto di questo padre lo evidenzia molto bene in tutta la sua sofferenza, quando descrive le fasi del malessere del figlio che fin dall’infanzia soffriva di questo male.
Il peso di questo padre è evidenziato dalle sue parole: “Ho condotto a te mio figlio che ha uno spirito muto” (v. 17). “Ho detto ai tuoi discepoli che lo scacciassero, ma non hanno potuto farlo. E quando questo spirito s’impadronisce di lui, lo fa cadere a terra, gli fa uscire la bava dalla bocca, digrigna i denti e rimane rigido” (v. 18). Questo padre è un padre devastato dalla condizione tragica del figlio, dalle soluzioni che non riesce a trovare, dall’indifferenza e dal pregiudizio delle persone intorno, che invece di comprenderlo e aiutarlo lo giudicano provandone pena. Questo è un padre che non può fare altro che portare il suo peso a Gesù sperando di ricevere il suo aiuto.
In secondo luogo, questo testo ci racconta di
2. Una fede insufficiente.
La reazione di Gesù può sembrarci eccessiva, ma è un richiamo innanzitutto al padre che mancava di fede, quando gli dice: “Tu dici se puoi! Ogni cosa è possibile a chi crede” (v. 23), ma è anche un rimprovero ai discepoli per la loro superficialità e la mancanza nella preghiera: “O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò?” (v. 19. 29). Il richiamo di Gesù ha lo scopo di rendere consapevole il padre del bisogno che ha di Lui, e che non ci sono altre soluzioni se non quello di ricorrere al suo aiuto: “Ma tu, se puoi fare qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci” (v. 22). Il padre si rende conto della sua poca fede, ma nonostante questo, spera nella compassione di Gesù e decide di ricorrere a lui con la speranza che si prenderà cura della condizione del figlio.
La riprensione di Gesù è dolce ed è a fin di bene per il padre, quando afferma: “Tu dici: se puoi!” – “Ogni cosa è possibile per chi crede” (v. 24). La fede non è una conquista umana, ma è un dono di Dio, come dice Paolo agli Efesini: “Ricordate, è per grazia che siete stati salvati, per mezzo della fede. La salvezza non viene da voi, ma è un dono di Dio” (Efesini 2:8) ed è resa perfetta da Dio, poiché: “è Gesù che crea la fede e la rende perfetta” (Ebrei 12:2). Noi siamo liberi di chiedere a Dio, ma solo se la nostra preghiera coincide con quello che Dio vuole (14:36) saremo esauditi. Dobbiamo imparare a pregare secondo “la mente di Cristo” data dallo Spirito, che consiste nell’avere una vita di preghiera profonda e disciplinata con Dio.
Il padre invoca l’aiuto di Dio confessando la povertà della propria fede, e Gesù risponde non secondo la povertà della fede del padre, ma secondo la ricchezza della sua grazia perché, se rispondesse secondo la nostra fede che è sempre insufficiente, non esaudirebbe mai le nostre preghiere; e se rispondesse secondo la nostra fede sarebbe condizionato da essa, e quindi agirebbe secondo le nostre opere e i nostri meriti. Noi non siamo esauditi secondo i nostri meriti, ma secondo la sua grazia e il suo amore che sono fondati sulla sua completa libertà.
La nostra fede sarà sempre insufficiente per essere esaudita, ma grazie a Dio lui non è condizionato dalla nostra fede (opere), ma è condizionato dalla sua fedeltà e dalla sua volontà che opera liberamente secondo i suoi propositi per l’avanzamento del suo regno e per la sua gloria.
Ora, infine, il testo ci parla di
3. Una potenza certa.
Davanti alla preghiera fragile di questo padre, Gesù con la sua semplice parola, rimprovera e comanda allo spirito muto di abbandonare il ragazzo, e questo accade. Lo spirito maligno abbandona il ragazzo ma sembra averlo ucciso, e l’intervento di Gesù invece di migliorare la situazione sembra averla peggiorata. Le cose sembrano mettersi male perché sembra che il risultato della fede precaria del padre porti alla morte del figlio. E qui subentra la battaglia della fede in cui si fa strada la domanda: “Mi fido o non mi fido di Dio?”. La prima prova della fede del padre è quella di fidarsi solo della parola e della promessa di Gesù, non di quello che stava sperimentando o vedendo. D’altronde la parola di Dio ci sprona a “vivere per fede e non per visione” (2 Co 5:7). Infatti, Gesù lo sollevò e il ragazzo era vivo (v. 27).
È proprio in questi momenti che la fede cresce, quando cioè le cose sembrano peggiorare e complicarsi. Ed è proprio in questi momenti, che dobbiamo scegliere se disperarci o appellarci a Dio e alle sue promesse. Ricordo una notte quando ero in ospedale e pensavo che non c’era possibilità di un recupero, pregai il Signore di avere pietà di me. Ero disposto anche ad essere preso da lui, ma lo pregai e gli chiesi di aiutarmi. E oggi posso ricordare quel momento difficile con grande gratitudine per avermi guarito e perché ha accresciuto la mia fede. La fede cresce proprio in questi momenti, grazie alla fedeltà dell’opera di Dio, che coltiva la fede che ha piantato nel nostro cuore continuando a farla crescere.
Ad un certo punto i discepoli chiedono a Gesù, perché non sono riusciti a scacciare lo spirito muto dal ragazzo, e Gesù risponde che quella specie di demoni non può uscire se non con la preghiera. La preghiera è un’arma fondamentale, perché ci conduce a comprendere il bisogno che abbiamo di Dio, e ad avere fiducia di Lui. La preghiera è la fiducia che rivolgiamo a Dio, è la decisione concreta di aver fiducia nelle richieste specifiche che innalziamo a Dio. Sia la fede che la preghiera testimoniano che il potere spirituale appartiene a Dio e non è in noi stessi.
Conclusione
La mancanza di preghiera in un credente è determinata certamente dall’indisciplina, dalla superficialità e dalla pigrizia, ma fondamentalmente è causata dalla presunzione di sentirsi sufficienti, e dalla mancanza di consapevolezza di aver bisogno di Dio. Nel vangelo di Marco è spesso evidenziata l’inadeguatezza dei discepoli nel ministero di Gesù, non per frustrarli o scoraggiarli, ma per far comprendere che abbiamo bisogno di dipendere sempre dal Signore per realizzare il suo piano e servirlo con efficacia. Riponiamo la nostra speranza e i nostri bisogni nel Signore, non in noi stessi e non saremo mai delusi, amen! Preghiamo!