L’identikit del discepolo (Marco 9:30-51)

Introduzione

Il brano di oggi riporta tre momenti particolari in cui Gesù continua nel suo corso di formazione per i suoi discepoli. Qui Gesù fa l’identikit del discepolo e afferma che il discepolo ① non deve essere  orgoglioso ma umile, ② non deve essere intollerante ma benevolo e ③ non deve essere di scandalo ma di esempio.

Iniziamo con la prima caratteristica del discepolo indicata da Gesù, secondo cui il discepolo

 
  1. Non dev’essere orgoglioso ma umile.

    Il brano ci racconta che Gesù sta per la seconda volta annunciando ai suoi discepoli che presto sarà CATTURATO e UCCISO e il terzo giorno RESUSCITERA’, e loro invece di dimostrare l’affetto e la vicinanza a Gesù, si pongono la questione di chi tra loro è il più grande: “Essi tacevano, perché per strada avevano discusso tra di loro chi fosse il più grande” (v. 34). Questi erano i loro pensieri e le questioni che stavano loro a cuore. Questo potrebbe sembrarci strano, ma fondamentalmente non lo è, perché anche oggi le persone (ma anche i credenti) sono catturate e guidate dal proprio orgoglio e dalle proprie aspirazioni egoistiche.  

    Pensiamo ad esempio al MAGA “Make America Great Again = Rendiamo di nuovo grande l’America” o del MEGA “Make Europe Great Again” =Rendiamo di nuovo grande l’Europa”, che sta dominando il panorama politico e mediatico in questo momento, slogan che ognuno usa a proprio uso e consumo. Infatti, questo è l’imperativo che oggi muove tutti gli egoismi e gli orgogli dei paesi occidentali e degli uomini intorno a noi. E anche noi credenti rischiamo di essere travolti da questi rigurgiti di orgoglio e casomai sostenerli implicitamente.

    Gesù davanti a questa aspirazione egoistica dei suoi discepoli traccia altri parametri che devono governare la vita dei credenti, affermando che: “Se qualcuno vuole essere il primo sarà l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” (v. 35). Poi fa l’esempio di un bambino che prende in braccio per affermare: “Chiunque riceve uno di questi bambini nel mio nome, riceve me e chiunque riceve me, riceve colui che mi ha mandato” (v. 37).

    Questi due brani ci incoraggiano ad applicare un modello nuovo alla nostra vita e a riformare il nostro modo di pensare, a migliorare le nostre aspirazioni e relazioni con gli altri, poiché CHI VUOLE PRIMEGGIARE SUGLI ALTRI SI DEVE FARE ULTIMO DI TUTTI E DEVE FARSI SERVO DI TUTTI, perché questa è la vera essenza della nostra chiamata al discepolato. SERVIRE gli altri anziché essere serviti dagli altri, agevolare e FAVORIRE gli altri anziché prevaricarli. Questa è la nuova Via inaugurata da Gesù per i suoi discepoli e per noi oggi. Altroché il MAGA (Make America Great Again) o il MEGA (Make Europe Great Again) che non hanno nulla a che fare con il Vangelo che Gesù Cristo ha predicato al mondo, ma l’UMILTA’, l’AMORE, il SERVIZIO e l’ALTRUISMO in favore dei nostri fratelli.

    Gesù ci dice che dobbiamo essere come questi BAMBINI per ricevere ciò che lui vuole insegnarci per combattere il nostro egoismo e orgoglio, per IMPARARE l’UMILTA’ che Gesù predicava e incarnava come modello per la nostra vita e la nostra testimonianza. Dobbiamo imparare ciò che predicava Giovanni Battista che, nel presentare Gesù affermava che GESU’ DOVEVA AUMENTARE E LUI DOVEVA DIMINUIRE (Gv 3:30). Questo è quello che deve essere un discepolo di Cristo, non uno che proclama il “Make America Great Again” ma il farsi servo di tutti come ha fatto Gesù, “che non è venuto per essere servito, ma è venuto per servire e dare la propria vita per noi” (Mt 20:28).   

    In secondo luogo, Gesù afferma che il discepolo        

 

2. Non dev’essere intollerante ma benevolo.

Cosa c’era alla base di questa posizione di Giovanni? Perché vieta a questo uomo  di scacciare i demoni solo perché non fa parte del gruppo dei discepoli? Da dove viene questa sua intolleranza?

Giovanni è intollerante perché considera la sua chiamata al discepolato, non come una vocazione al servizio di Dio, ma piuttosto come un diritto meritorio e un privilegio esclusivo. Per Giovanni essere parte dei dodici era come far parte di un club esclusivo (una specie di Rotary club cristiano), non come al contrario essere stati inseriti nella sua chiesa per la sola grazia, e come una chiamata alla santità per servire Dio per la sua sola gloria.  

Purtroppo, Giovanni era lo stesso che, insieme a Giacomo aveva chiesto a Gesù che, quando sarebbe salito al Padre, potessero sedere uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra, senza rendersi conto di ciò che stavano chiedendo (Mc 10:35-37). Giovanni e Giacomo sono in netto contrasto con l’insegnamento del loro Maestro, anche quando sono intolleranti nei confronti dei Samaritani che rifiutano di ospitare Gesù in difficoltà: “Veduto che i Samaritani non vollero ricevere Gesù, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: vuoi che diciamo a un fuoco di scendere dal cielo e li consumi? e Gesù li riprende per la loro mancanza di misericordia: Ma egli si volse verso di loro e li sgridò dicendo: Voi non sapete di quale spirito siete animati. Poiché io non sono venuto per perdere le anime degli uomini, ma per salvarle” (Lc 9:54).

Giovanni e Giacomo avevano bisogno di riformare la loro scala di valori e la loro valutazione di sé stessi e degli altri, poiché avevano un concetto troppo alto di loro stessi e si permettevano di voler eliminare i Samaritani e di vietare a questo servitore di agire nel nome di Gesù. Anche noi come loro a volte siamo intolleranti, perché non ricordiamo chi eravamo prima della nostra conversione, e abbiamo un concetto troppo alto di noi stessi, e ci prendiamo delle libertà alle quali non siamo chiamati. Ma dobbiamo stare attenti perché, se abbiamo un concetto troppo alto di noi stessi, rischiamo di impedire l’avanzamento del regno di Dio con i nostri errori. Se non siamo un esempio di tolleranza e di misericordia per gli altri, non potremo mai esortare gli altri alla tolleranza e alla misericordia che vorremmo da loro. Dobbiamo essere uomini e donne che ricordano da dove veniamo, e qual è la nostra storia, per essere persone benevoli e compassionevoli. Pensare che siamo dei peccatori perdonati e giustificati da Dio per mezzo di Cristo, persone che senza la sua grazia sarebbero state perdute e annientate dal proprio peccato.

La tolleranza e la misericordia verso gli altri è rappresentata praticamente nelle parole di Gesù al v. 41 che afferma: “Chiunque vi avrà dato un solo bicchiere d’acqua nel nome mio non perderà la sua ricompensa perché è come se l’avesse dato a me!”. Questo uomo anche se non faceva parte della schiera dei discepoli, stava agendo e parlando per mezzo dello Spirito di Dio, ed era dunque uno strumento nelle mani di Dio per la sua gloria, che i discepoli non solo dovevano tollerare e accettare con misericordia, ma dovevano anche sostenere nella vocazione che Dio gli aveva dato.      

Infine, Gesù afferma che il discepolo

3. Non dev’essere di scandalo ma di esempio.

Qui Gesù condanna lo scandalo, affermando che: “Chiunque avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono, meglio sarebbe per lui che si legasse un peso al collo e si gettasse in mare!”. Certamente scandalizzare un bambino è un atto gravissimo, ma qui Gesù si riferisce anche al più piccolo dei suoi discepoli, qualcuno che secondo il nostro modo di vedere è indegno di servire Dio. Bene, Gesù a scanso di equivoci afferma che scandalizzare e disprezzare anche il più piccolo e insignificante dei suoi servitori è un peccato grave. Avere scandalizzato un uomo che stava lavorando al regno di Dio solo perché non era parte dei discepoli è un atto che Gesù aveva condannato decisamente, perché il regno di Dio e la sua gloria sono più importanti delle nostre valutazioni personali o di noi stessi.

Dio e il suo regno sono più importanti e delle cose a cui teniamo gelosamente. Se la tua mano…, se il tuo piede…, se il tuo occhio… ti fanno cadere in peccato eliminali! Ovviamente tutto questo ha un significato metaforico (cioè, simbolico), però ci fa comprendere quanto Dio e il suo regno sono più importanti di qualsiasi altra cosa che potrebbe impedirne l’avanzamento del regno di Dio e la sua gloria.

Gesù attraverso queste immagini cruenti intende ammonire i discepoli dal pericolo dello scandalo e del settarismo, molto presente oggi nel mondo evangelico. Dobbiamo imparare tutti, ma “proprio tutti” che, se siamo più avanti dei nostri fratelli in certe cose, lo siamo solo per la grazia di Dio, e non perché siamo stati più bravi degli altri. Se abbiamo avuto la grazia di crescere in certi ambienti teologicamente sani, che ci permettono oggi di avere una conoscenza che ci consente di confrontarci su tante tematiche della teologia, dell’etica e tanto altro è per la sola grazia di Dio. Dobbiamo quindi essere tolleranti e di esempio nel prendere ciò che di buono possiamo imparare dagli altri, e pregare che Dio ci dia di conquistare i nostri fratelli di altre realtà a riconoscere la bontà delle nostre tesi e iniziative per aderirvi… 

Conclusione

Dobbiamo seguire l’esempio di Gesù ed essere dei discepoli non orgogliosi ma umili, non intolleranti ma misericordiosi e benevoli, che non siano di scandalo ma siano di esempio per essere testimoni credibili e autentici alla gloria di Dio. Discepoli che amano Dio e il suo regno più di noi stessi, che amano e stimano i loro fratelli più di loro stessi, come incoraggiava Gesù i suoi discepoli “perché è da questo che conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli per gli altri” (Gv 13:35). Preghiamo!       

 
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