Qual è il tuo centro? (Marco 10:1-16)
Introduzione
In questo brano Gesù incoraggia a mettere Dio al centro dei nostri interessi, a guardare il progresso del suo regno e dei suoi valori, a pensare il matrimonio e la famiglia come un caposaldo della nostra testimonianza e un riferimento fondamentale per la nostra società, anziché vederlo come un impedimento alle nostre aspirazioni che deve essere sempre messo in discussione ed essere demolito. Tutti ricordiamo l’attacco sistematico contro la famiglia in nome di una battaglia contro il patriarcato in occasione dell’omicidio di Giulia Cecchettin.
Questo brano ci pone tre domande per comprendere se ① abbiamo a cuore più Dio o noi stessi? ② se abbiamo a cuore più il suo regno o il nostro regno? ③ e se desideriamo ricevere il regno di Dio che Gesù ci sta presentando?
Iniziamo con la prima domanda per comprendere se
Scegliamo Dio o noi stessi?
All’origine della domanda dei farisei emerge una volontà implicita di trovare una scusa per liberarsi della moglie: “E’ lecito a un marito mandar via la moglie?” (v. 2) giustificandolo con la legge mosaica che, permetteva in alcuni casi di mandare via la propria moglie in modo lecito e formale (cfr. Deuteronomio 24:1).
Gesù però conoscendo il loro cuore pone a sua volta una domanda per verificare la loro conoscenza della legge mosaica riguardo a questo argomento (v. 3), per smascherare i loro tentativi di giustificare con le parole di Mosè la loro intenzione di ripudiare la propria moglie (v. 4).
Come allora anche oggi le persone, confortate dalla legge sul divorzio che permette le separazioni, cercano spesso per futili motivi tutti i modi per interrompere le loro relazioni coniugali avallando ogni banale motivo. Infatti, c’è una crescita esponenziale dei divorzi e un drammatico calo dei matrimoni, dovuto spesso all’incapacità di andare oltre il proprio egoismo e far prevalere le proprie esigenze e i propri diritti personali, dovuti in gran parte all’incapacità di gestire le proprie tensioni emotive frutto di immaturità e identità fragili.
La risposta di Gesù però è di grande impatto oggi come allora, perché va a sottolineare che è per la durezza del cuore umano che, Mosè ha permesso in certi casi, la rottura del matrimonio (v. 5) come lo è oggi per la legge sul divorzio, ma al principio Dio ha creato l’uomo e la donna (v. 6), affinché potessero vivere una relazione matrimoniale matura, per godere di una vera unità benedetta da Dio (vv. 7-8). Questo è quello che Gesù vuole per l’uomo e la donna, senza escamotage e giustificazioni legali che tengono. Questo è quello che è il bene dell’uomo e della donna, affinché vivano una relazione profonda e proficua con il proprio partner, davanti a Dio che benedice tutti i matrimoni e condanna la loro rottura (Genesi 2:24).
In secondo luogo, chiediamoci se
2. Scegliamo il regno di Dio o i nostri egoismi?
Qui Gesù ci incoraggia a far convergere i nostri pensieri con i pensieri di Dio, a far coincidere il nostro regno con il regno di Dio, perché questa è la sintesi del nostro bene e della nostra più grande aspirazione, poiché è solo nei valori di Dio che l’uomo può trovare la vita e la propria realizzazione (Salmo 84:10). La domanda dei farisei ha fatto emergere con argomenti solidi il pensiero di Gesù riguardo al divorzio, rifiutando le loro giustificazioni di legittimare il divorzio, poiché se è per la durezza del cuore umano che i matrimoni si sfasciano, non abbiamo nessuna giustificazione di rompere il patto matrimoniale che Dio ha sancito! Se Dio fin dalla creazione ci ha creati maschio e femmina per unirci nel matrimonio per godere le sue benedizioni, l’uomo non ha nessun diritto di separare ciò che Dio ha unito (v. 9), perché chiunque manda via sua moglie e ne sposa un’altra commette adulterio verso di lei (vv. 11-12). Ogni matrimonio è un cantiere inaugurato da Dio e va valorizzato, custodito, alimentato e goduto alla gloria di Dio. E’ un cantiere che va sempre lavorato con l’aiuto di Dio che è il capo di questo cantiere, che ha gli strumenti adeguati a portarlo a conclusione e renderlo sempre più ordinato e attraente per gli altri. È un cantiere in cui dobbiamo lavorare ogni giorno, scegliendo Dio e il suo regno, amando l’altro come noi stessi e più di noi stessi, scegliendo di amarlo ogni giorno e in ogni situazione, perché questo è il regno più bello che Dio ha voluto per noi per la sua gloria.
Oggi ci sono sempre più cantieri che falliscono a causa dell’egoismo, delle tensioni e della mancanza di amore di darsi all’altro per valorizzare e coltivare i propri interessi ed egoismi. Ci sono cantieri che falliscono anche tra i credenti, e questo è uno scandalo che mina la credibilità e la testimonianza di tante chiese. La famiglia è sempre più ostacolata, attaccata e offesa dalla società che la indica come la responsabile di tutti i mali, anziché valorizzarla e vederla come il centro propulsore del benessere di una società.
Infine, chiediamoci se
3. Entrare o no nel regno di Dio?
A questo punto Gesù allarga il suo discorso rivelando che, per ragionare secondo i pensieri di Dio occorre entrare nel suo modo di ragionare e quindi nel suo regno, e riferendosi ai bambini, ci fa capire che solo se iniziamo a ragionare come un bambino, possiamo entrare nel regno di Dio. Solo se cominciamo a mettere da parte i nostri egoismi, il nostro vecchio modo di pensare e la nostra visione del mondo sbagliata, possiamo aprire il nostro cuore alle parole di Gesù che ci presenta il suo regno. Gesù al contrario della concezione della cultura ebraica del suo tempo, mostra una grande attenzione per i bambini, a differenza dei suoi discepoli che invece ne erano infastiditi, evidenziando ancora una volta la durezza del loro cuore e il retaggio della cultura ebraica ancora presente in loro.
Infatti, mentre la gente portava i loro bambini a Gesù perché fossero benedetti da Lui, i discepoli li sgridavano (v. 13), come avevano fatto con l’uomo che scacciava i demoni, solo perché non apparteneva al loro gruppo (9:38). Gesù riprende severamente i suoi discepoli per il loro comportamento settario e intollerante, che non concordava affatto con la compassione e la tolleranza che spesso aveva mostrato nei loro confronti quando non comprendevano quello che insegnava loro.
Gesù fa l’esempio dei bambini che, a differenza nostra hanno ancora quell’innocenza, quella naturalezza e quella spontaneità che permette loro di affidarsi alle parole che stanno ascoltando senza alcun pregiudizio o barriera, a evidenziare che sono queste qualità ciò di cui abbiamo bisogno per entrare nel regno di Dio. Solo coloro che sono resi da Dio puri di cuore, umili e poveri in spirito sentono il bisogno di entrare nel suo regno. Sono coloro che si mettono in discussione davanti a Dio, perché si sentono perduti e vuoti a tal punto che vogliono essere ritrovati e riempiti da Dio e che lo vogliono seguire per essere suoi discepoli per l’avanzamento del suo regno (v. 15).
Conclusione
Oggi il regno di Dio viene presentato in tutta la sua semplicità e coloro che lo ascoltano devono solo accettarlo e ricevere. Preghiamo che le persone a cui presentiamo il regno di Dio vadano oltre il proprio orgoglio e senso religioso, e cerchino Dio con tutto il loro cuore per ascoltarlo e conoscerlo veramente. Preghiamo!