Dov’è la tua ricchezza? (Marco 10:17-31)
Introduzione
Questo brano illustra cosa dobbiamo fare per ereditare la vita eterna ed essere salvati!
La visione del mondo presente nella nostra cultura (che si parli di quella cattolica, o quella islamica, o quella laica) pensa che: “Se ti comporti bene e fai del tuo meglio per fare del bene potrai ereditare la vita eterna ed essere salvato”.
Ma è proprio così, basta essere onesti, buoni e bravi per essere salvati? Sono le nostre opere, i nostri meriti a concederci la vita eterna?
Cosa possiamo fare quindi per ereditare la vita eterna ed essere salvati?
Questo brano ci dice innanzitutto che
Ambire non è sufficiente.
Questo brano afferma che ambire, desiderare, adoperarsi per avere la vita eterna non è sufficiente, infatti questo giovane ricco cerca Gesù, si inginocchia davanti a lui e gli chiede: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (v. 17), e dopo che Gesù gli dice di ubbidire ai comandamenti, lui risponde di osservarli fin dalla sua gioventù (v. 20).
Intorno a noi c’è la stragrande maggioranza di persone che non si pone il problema della propria salvezza, poi ce ne sono altre che, pur ricercandola coscientemente o meno, lo fanno attraverso le loro azioni, i loro rituali e altri modi partendo sempre da loro stessi. Ma come ci dice il testo tutto questo è insufficiente. Questo giovane è andato da Gesù (v. 17), ha vissuto in un modo esemplare (v, 20), ma tutto questo Gesù gli dice che non basta.
Come possiamo allora ereditare la vita eterna?
La risposta ce la dà sempre Gesù nel v. 21 quando dice al giovane: “Una cosa solo ti manca! Va, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi”. Gesù indica che chi vuole ereditare la vita eterna deve “Rinunciare alle proprie ricchezze e seguirlo” (v. 22).
Cosa intende Gesù quando invita a rinunciare alle ricchezze?
Vuol dire vendere tutto quello che abbiamo per darlo ai poveri, rinunciare ad ogni nostro avere diventando a nostra volta poveri? O piuttosto vuol dire rinunciare a sé stessi e alle cose di questo mondo per seguire Gesù definitivamente e completamente?
Fratelli, la chiamata a seguire Gesù non significa aggiungerlo a tutto il resto, ma piuttosto significa sostituire e sottomettere tutto il resto a Lui che dice: “Vendi tutte le tue ricchezze e dalle ai poveri, poi vieni e seguimi” (v. 21). Vuol dire essere talmente convinti del valore prezioso del regno di Dio che si è disposti a mettere in discussione il nostro vecchio modo di pensare e di vivere pur di riceverlo.
Il giovane ricco sembra in un primo momento accettare il regno di Dio con grande entusiasmo, ma poi i suoi beni diventano un ostacolo per ereditarlo pienamente. Allo stesso modo noi, possiamo conoscere Gesù e convertirci, ma poi a causa dei nostri interessi viviamo una vita sterile e ai margini, perché siamo ancora condizionati dalle cose del mondo e aggiungiamo Gesù a queste cose, senza riformare la nostra scala di valori e senza dare importanza alle vere priorità della nostra vita.
O Cristo e la sua chiesa sono prevalenti nella nostra vita, o seguirlo diventa un semplice rituale o un bluff, e facciamo come questo giovane ricco, che è rattristato dalle parole di Gesù perché non sa rinunciare alle sue ricchezze.
Dobbiamo quindi in secondo luogo riconoscere che
2. Rinunciare non è semplice.
Questo pensiero è confermato da Gesù, quando dice ai suoi discepoli: “Quanto è difficile per coloro che hanno ricchezze entrare nel regno di Dio” (v. 27). Gesù lo ripete per ben due volte davanti allo stupore dei suoi discepoli (vv. 23-24), affermando che è più facile per un cammello entrare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio (v. 25).
Certo che rinunciare alle ricchezze non è semplice per nessuno, diciamoci la verità; e leggendo la storia di questo giovane ricco dobbiamo riconoscere onestamente che lo comprendiamo nella sua difficoltà a rinunciare ai suoi beni. Ma rinunciare è difficile solo per i ricchi e, sono solo le ricchezze materiali quelle a cui facciamo fatica a rinunciare? Quindi per chi è povero e non possiede nulla è più facile rinunciare?
Certamente no, perché ognuno si tiene ben stretto ciò che è e ciò che possiede, anche se è poco, poiché ognuno di noi fa fatica a rinunciare al proprio tempo per Dio, alle proprie passioni per Dio, al proprio orgoglio, ai propri piaceri, al proprio benessere, alle proprie comodità e confort-zone… e tanto altro ancora per Dio. Il problema non sono le cose, ma il problema è quando le cose diventano più importanti di Dio, quando prendono il posto di Dio, delle sue priorità; quando, cioè, diventano prevalenti nella nostra vita, quando diventano la regola e non l’eccezione. Quando diventano idoli a cui non sappiamo rinunciare e ci impediscono di crescere nella conoscenza, nell’amore e nel servizio per Dio.
La parola di Dio ci esorta a cercare prima il regno di Dio e ci promette che tutte le altre cose ci saranno sopraggiunte (Mt 6:33), ci esorta a cercare le cose di lassù e non le cose di quaggiù, ci esorta a dare importanza e prevalenza alle priorità del regno di Dio e non a quelle del mondo: “Se dunque siete stati resuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra…” (Colossesi 3:1). Rinunciare non è semplice per nessuno, ma se vogliamo ubbidire a Dio e aprirci alle sue ricchezze, crescere nella santità e dare valore e scopo alla nostra vita confessiamo a Dio la nostra difficoltà e chiediamo a lui di trasformarci, e impareremo così a rinunciare alle cose seducenti ma inutili di questo mondo, per godere delle cose che valgono davvero e che riempiono la nostra vita.
Terminiamo con l’ultima tesi del brano che dice che
3. Ricevere è possibile.
Questo brano fin qui ci ha insegnato che, come questo giovane ricco, chiunque fa fatica a rinunciare alle proprie ricchezze (v. 22), e non potrà di conseguenza entrare nel regno di Dio. Chi pensa di poter ereditare la salvezza (ereditare, cioè, la vita eterna) con la propria morale o con le proprie opere non ha capito nulla. Chi non si mette davvero in discussione davanti a Dio, per riconoscersi un peccatore perduto che ha bisogno del perdono di Dio, non potrà ereditare la vita eterna.
Gesù lo dice chiaramente: “Quanto è impossibile entrare per un ricco nel regno di Dio” (vv. 22, 27), ma continua affermando: “Ma ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio” (v. 27), poiché è solo per mezzo della sua grazia e dell’opera potente dello Spirito Santo, che l’uomo potrà rinunciare a sé stesso, alle proprie ricchezze, che possono essere di ogni tipo (materiali e immateriali) e seguire Gesù, per servirlo nella sua chiesa e nella vocazione a cui ci ha chiamato.
Questo è l’investimento migliore che l’uomo possa fare nella propria vita. Questo è il meglio che ogni uomo può avere: rinunciare a tutto quello che pensa siano ricchezze di gran valore, per seguire Dio.
I discepoli hanno lasciato tutto per Dio, come afferma Pietro: “Noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito” (v. 28), e Gesù afferma che chiunque lascia tutto quello che possiede (ricchezze, padre e madre, fratelli, carriera…) per seguirlo, ne riceverà cento volte tanto (vv. 29-30).
Conclusione
Rinunciare a tutto per seguire Gesù potrà anche voler dire incontrare difficoltà (persecuzioni, battaglie, ingiustizie, opposizioni…), ma resta l’investimento migliore che ogni uomo possa fare, perché riceverà tantissimo in cambio (in benedizioni, trasformazioni, insegnamenti e prospettive nuove), e anche la vita eterna (v. 30).
Concludiamo con le parole di Gesù: “Se uno vuole venire dietro a me, rinunci a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi avrà dato la sua vita per amore mio la troverà” (Mt 16:25). Preghiamo!