La regalità di Gesù (Marco 11:1-26)
Introduzione
Questo brano ci parla della REGALITA’ di Gesù, poiché lui è colui che doveva venire e di cui era stata annunciata la nascita in questo mondo: “Gesù è colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele” (ci dice Giovanni 12:13). Egli è il RE che stavano aspettando, il Figlio di Davide (l’erede della sua discendenza) che stava venendo a stabilire il suo regno in questo mondo. Gesù è “il Re umile e mansueto” di cui ci parla Zaccaria, quando afferma: “Esulta e manda grida di gioia o Israele! Ecco, il tuo Re viene a te; egli è giusto e vittorioso, umile, in sella ad un asino…” (Zaccaria 9:9).
Ed è per questo che Gesù è acclamato dalla folla di Gerusalemme che lo riconosce e grida: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Benedetto il regno che viene, il regno di Davide, nostro padre! Osanna nei luoghi altissimi!” (vv. 9-10).
Quella di Gesù annunciata… stabilita e riconosciuta è una regalità
Che ci chiama ad agire nel suo nome.
In questo brano si sottolinea il POTERE che Gesù ha affidato ai suoi discepoli, potere di cui spesso non hanno saputo avvalersi: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro tutte le cose che vi ho comandato. Ed ecco io sarò con voi fino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:18-20). Abbiamo il potere di agire nel suo nome per rappresentarlo in questo tempo e in questo luogo. Abbiamo la responsabilità di comprendere le sue direttive e poterle realizzare qui ed ora con il suo aiuto, con la guida della sua parola e il potere dello Spirito Santo. Abbiamo la responsabilità di non farci influenzare, né tantomeno di farci distogliere o indurci a rinunciare alla chiamata che lui ci ha rivolto, poiché “Chi mette mano all’aratro e poi si volge indietro, non è adatto per il regno di Dio” (Luca 9:62).
Colui che ci manda è completamente affidabile e credibile, poiché sa dove ci manda e, in quanto Signore di tutta la realtà, conosce coloro con cui avremo a che fare e la situazione con la quale ci verremo a trovare. Dio ha già pensato e realizzato il progetto al quale ci chiama a aderire e a partecipare, poiché egli è l’Iddio “Onnisciente e Sovrano”, che conosce il luogo dove ci manda e conosce coloro che dobbiamo incontrare: “Andate in quel luogo e dite al proprietario dell’asino che il Signore ne ha bisogno e lo rimanderà presto” (vv. 2-3).
Il discepolo inviato da Gesù, anche se dovrà affrontare difficoltà e sfide impegnative, sarà al sicuro perché Dio sarà per lui un aiuto sempre pronto. Ovviamente le sfide davanti a noi potranno sembrarci complicate e più grandi noi, sfide che mettono alla prova la nostra tenuta e la nostra tranquillità, ma questo brano ci incoraggia ad avere fiducia in colui che è il Re dei re, il Creatore di tutte le cose, colui che ha nelle proprie mani la nostra vita e che ha il potere di sostenerci e di proteggerci da chiunque e da qualsiasi situazione.
Ogni sfida può nell’immediato essere fonte di stress, di preoccupazione che potrebbe indurci a farci rinunciare, ma se aderiamo con fiducia in quello che il Signore ci pone davanti potremo apprezzarne il beneficio per la nostra vita e i frutti per la realizzazione dei suoi piani. Guardiamo ad Abramo che è stato chiamato a lasciare Ur dei Caldei e il suo parentado, ma che n’è stata della sua vita e della sua testimonianza nell’ottica del regno di Dio. Oppure la fiducia di Giuseppe, di Mosè, quella di Samuele, di Geremia e tanti altri. Seguiamo il loro esempio e la loro fede e scopriremo quanto Dio è fedele e grande!
In secondo luogo, quella di Gesù è una regalità
2. Che ci chiama a rinnovarci continuamente.
Gesù, essendo affamato, maledice un fico che aveva solo delle foglie ma non dei frutti. Questo atto è una metafora per rappresentare la situazione delle guide religiose giudaiche, ed è una critica feroce della loro religiosità, composta solo da “foglie” e mancante dei frutti della vera fede e della vera ubbidienza a Dio. Critica che viene amplificata quando Gesù, entrando nel tempio di Gerusalemme, scaccia i mercanti e i cambiavalute, accusandoli di avere trasformato la “Casa di preghiera” in una spelonca di ladri, che invece di essere una testimonianza vivente per le altre nazioni è un impedimento ad entrare nel regno di Dio.
Questo atto di Gesù è una critica contro la corruzione dei capi religiosi che professano una religiosità apparente e vuota, una fede falsa e ipocrita, indegna di rappresentare Dio come presumono di fare. Questa presa di posizione radicale di Gesù provoca una maggiore ostilità da parte delle guide religiose che, invece di ascoltarlo e ravvedersi, cercano sempre più il modo di farlo morire. Questa è una critica anche oggi a quanti professano una fede e si sentono portatori sani di un messaggio cristiano, ma che di cristiano ha ben poco perché confonde le coscienze e le allontana dalla salvezza, perché non è conforme alla parola di Dio che è l’unica a certificare una fede autentica.
Questo è anche un appello a un “certo mondo evangelico” che avrebbe bisogno di verificare quanto la fede professata sia conforme ai criteri oggettivi della parola di Dio, o sia solo una fede sentimentale ed emotiva impegnata solo a conformarsi al mondo per cercarne il consenso. Questo è un richiamo anche a noi per monitorare la salute della nostra fede e i frutti che questa fede produce nella nostra vita, nelle scelte che facciamo, nelle opere che compiamo che sono frutto di una fede autentica, alla santità e alla devozione per Dio, all’impegno nel servizio nella sua chiesa e alla testimonianza nella nostre famiglie, nei quartieri dove abitiamo, nel lavoro, a scuola e in ogni ambito in cui Dio ci pone.
Questo è un richiamo ai pastori e a quanti predicano, per verificare quanto ciò che predicano sia la parola di Dio oppure la propria parola!? Siamo chiamati a farci rinnovare continuamente dal Signore confessando i nostri peccati, le nostre inadempienze, le sacche di autonomia che ancora coltiviamo nelle nostre vite, affinché il Signore ci guarisca, ci trasformi e ci santifichi sempre più a sua immagine e somiglianza per la sua gloria.
Infine, quella di Gesù è una regalità
3. Che ci chiama a ubbidire e a dipendere.
Il fico seccato trovato il giorno dopo dai discepoli è per loro un’esortazione a credere alla potenza della parola di Gesù e alla sua autorità che invia i suoi discepoli, sapendo dove li sta mandando e mantenendo fede a tutto quello che Lui ha pre-stabilito e ha promesso di fare, poiché le sue parole non sono vuote o vane come le nostre, ma sono affidabili e concrete come afferma Isaia: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi fanno ritorno senza aver annaffiato la terra e fatta fecondare… così è la mia parola, uscita dalla mia bocca; essa non torna a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata” (Isaia 55:10-11).
È inoltre un insegnamento per i discepoli ad avere fede nel Dio Onnipotente che può compiere dal nulla ciò che vuole e che ha stabilito, e a credere nell’efficacia della preghiera che tante volte trascuriamo: “Abbiate fede in Dio! In verità vi dico che chi dirà a questo monte “togliti di là e gettati nel mare”, se non dubita in cuor suo ma crede che quel che dice avverrà gli sarà fatto! Questo non vuol dire che tutte le cose che chiediamo al Signore ci saranno date, poiché Lui non è il nostro maggiordomo, ma vuol dire che tutte le cose che chiederemo nel nome di Cristo e che sono secondo la sua volontà, Dio ha il potere di compierle.
Infine, questo brano ci insegna che la preghiera è strettamente legata al perdono, poiché se abbiamo un problema con qualcuno a cui dobbiamo chiedere perdono, o non abbiamo perdonato chi ci ha chiesto perdono, la nostra preghiera non sarà esaudita da Dio.
Com’è la nostra fede? Quanto crediamo alla potenza di Dio? Quanto crediamo e ci affidiamo alla sua affidabilità, alla sua coerenza e alle sue promesse? Come vanno i nostri rapporti interpersonali? Quanti rapporti interpersonali sono ancora non risolti? Quanto perdoniamo agli altri? E quanto è ancora difficile per noi perdonare o chiedere perdono agli altri?
Conclusione
Abbiamo bisogno di dipendere dal Signore perché la nostra fede sia perfezionata e arricchita da Cristo che ce l’ha donata e la può rendere perfetta (Eb 12:2), affinché sia una fede coerente, porti frutto e faccia avanzare il regno di Dio in questo mondo. Abbiamo bisogno per questo obiettivo di dipendere da Cristo per imparare a pregare in modo efficace e per godere e agire sperimentando la potenza di colui che ci ha mandato per vivere la fede con la stessa regalità di Cristo. Preghiamo!