L’amore di Gesù (Marco 12:13-44)
Introduzione
Alcuni anni fa un caro fratello mi disse che anche noi credenti a volte “SIAMO OZIOSI NEL PARLARE” nel senso che, invece di andare al centro degli argomenti, tendiamo a parlare di questioni poco importanti e quando affrontiamo argomenti importanti tocchiamo solo la superfice delle cose.
Questo è quello che stanno facendo i farisei quando cercano di cogliere in fallo Gesù, metterlo in cattiva luce e screditarlo ponendo delle questioni generiche solo per metterlo in difficoltà e mai per andare al centro del problema.
Davanti al tentativo di de-legittimare Gesù attraverso domande generiche e oziose, Lui risponde andando al fondo delle questioni, per smascherare l’ipocrisia e l’incoerenza dei farisei, e insegnando loro in cosa consiste la vera religione che pensano di rappresentare. E anche da questo si PUO’ evinceRE l’amore di Gesù, che cerca di dare opportunità per comprendere il suo messaggio di ravvedimento e di trasformazione.
In questo brano Gesù rivela tre caratteristiche del suo amore, evidenziando prima di tutto che il suo è
Un’amore votato all’ubbidienza.
Una delle caratteristiche più evidenti di Gesù è l’ubbidienza. Sono gli stessi farisei che lo riconoscono, quando lo chiamano Maestro e affermano: “Noi sappiamo che tu sei sincero…, che non hai riguardi personali, ma insegni la via di Dio secondo verità” (v. 14).
Gesù è ubbidiente anche nelle sue risposte, quando riconoscendo che le autorità civili sono ordinate da Dio, esorta a pagare i tributi a Cesare, perché così facendo si ubbidisce a Dio che le ha istituite.
Anche la parola di Dio riconosce l’ubbidienza di Gesù, quando afferma: “Trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte in croce” (Fl 2:8). Gesù esprime il suo amore VERSO il Padre attraverso la sua ubbidienza in tutto ciò che fa.
Gesù chiama noi a ubbidire a Dio come ha fatto lui, per godere della sua salvezza e delle benedizioni che ne derivano: “Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì, e reso perfetto, divenne per tutti coloro che gli ubbidiscono autore di salvezza eterna, essendo da Dio proclamato Sommo sacerdote…” (Eb 5:9-10a).
Gesù è un esempio credibile e autentico di amore e di ubbidienza, perché ha amato fino in fondo persone come noi, che non avevamo nessun diritto della sua attenzione e della sua considerazione. È un esempio credibile di ubbidienza perché ha ubbidito fino alla fine, morendo per degli sconosciuti come noi. Gesù ha tutto il diritto di esortarci ad amare e ubbidire, perché è l’autore della nostra salvezza, della nostra fede e delle benedizioni che ne sono derivate. SIAMO CHIAMATI A IMITARE IL SUO AMORE E A VIVERLO NEI CONFRONTI DI DIO, DEI FRATELLI E DEL PROSSIMO A CUI DOBBIAMO FARE DEL BENE. DOBBIAMO IMPARARE CON IL SUO AIUTO AD AMARCI GLI UNI GLI ALTRI.
I farisei mancano di amore anche quando, seppur sembrano voler affrontare questioni importanti, in realtà il loro obiettivo è sempre quello di cogliere in fallo Gesù, con la speranza di poterlo screditare, mancando così di compassione e santità, invece che ascoltare e ubbidire alle sue parole, opportunità che Gesù continua a manifestare invano perché loro si ostinano a contrastarlo.
La risposta di Gesù è un esempio di amore, pazienza e sopportazione perché, seppur li rimprovera per non aver capito molto della parola e della potenza di Dio, dà loro sempre delle chance per comprendere e ricevere la salvezza, in quanto presenta Dio come il Dio dei viventi, poiché è lui stesso il Dio vivente e l’artefice di questa vita eterna a cui loro dovrebbero guardare e aderire (Gv 17:3).
In secondo luogo, l’amore che ci prospetta Gesù è
2. Un’amore che ci protegge.
Qui abbiamo uno scriba che dopo aver apprezzato le risposte di Gesù gli chiede qual è il comandamento più importante di tutti, e Gesù afferma che il più importante è quello di “riconoscere Dio come l’unico Signore ed amarlo con tutto noi stessi e, il secondo è amare il prossimo come noi stessi”: “Ascolta Israele: il nostro Dio, è l’unico Signore, ama dunque il Signore con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è: ama il tuo prossimo come te stesso” (vv. 29-31).
Gesù qui ci dice che “Dio è l’unico Signore” e vuole insegnarci che una fede autentica consiste nell’amore che proviamo per Dio e per il prossimo, un amore che è gradito a Dio e che lo compiace, ma è anche un amore che è gradito al nostro prossimo e che glorifica Dio.
Ma l’amore è una benedizione anche per noi, in quanto amare Dio e il nostro prossimo ci protegge dal peccato, perché, se davvero amiamo Dio, scegliamo di ubbidirgli e di compiacerlo in ogni modo (Salmo 5:13), e se amiamo il nostro prossimo non faremo nulla che possa urtarlo o nuocergli. L’AMORE E’ QUINDI UNA SPECIE DI ANTIDOTO CONTRO IL PECCATO E L’ODIO.
La parola di Dio ci insegna che per il Signore l’ubbidienza è meglio di ogni sacrificio, come afferma il profeta Osea: “Poiché io voglio amore non sacrifici. Preferisco che il mio popolo mi conosca, piuttosto che mi offra sacrifici” (Os 6:6).
Il problema di questi scribi non era solo la mancanza di amore verso Dio e il loro prossimo, ma anche il fatto che vivevano più secondo la carne che secondo lo Spirito, poiché la loro era una vita religiosa fondata più sull’apparenza che sulla sostanza. Essi, ad esempio, riconoscevano Gesù più come “Figlio di Davide” che come “Figlio di Dio” (v. 35), vivevano amando più passeggiare in lunghe vesti e avere i primi posti nella sinagoga, piuttosto che vivere umilmente e adempiere la propria responsabilità (v. 38-39). Vivevano derubando le vedove e gli orfani, piuttosto che soccorrerli come richiedeva loro il Signore (v. 40). Per questo Gesù afferma che saranno condannati, confermando che questi capi religiosi non amavano né Dio e né il prossimo, poiché non conoscevano né temevano Dio, al punto che vivevano una vita contraria alla sua volontà. ERANO DEI SEPOLCRI IMBIANCATI COME AFFERMAVA GESU’ IN ALTRE OCCASIONI. COMBATTIAMO IL FORMALISMO E L’APPARENZA, E MIRIAMO ALL’AMORE AUTENTICO E ALLA SOSTANZA CHE TROVIAMO IN LUI.
Infine, l’amore che Gesù ci mostra è
3. Un’amore che si dona completamente.
Qui Marco mette in contrasto la mancanza di amore dei capi religiosi a quella di una semplice vedova che, nonostante la sua precaria condizione, dona a Dio tutto quello che possiede. I capi religiosi vestivano alla moda, andavano al pub e amavano sedersi nei primi posti della sinagoga, offrendo a Dio il superfluo, mentre la povera e insignificante vedova, dona tutto quello che ha. Marco afferma che essi “divoravano le vedove” anziché prendersene cura e proteggerle dai malintenzionati. GESU’ CON QUESTO ESEMPIO LI RIPRENDE E LI SVERGOGNA PUBBLICAMENTE.
Cosa intende Gesù con questa affermazione? Intende che gli scribi derubavano i beni immobili delle vedove e affamavano gli orfani invece di assisterli come avrebbero dovuto fare, e Gesù li riprende duramente affermando che saranno puniti severamente, poiché invece di essere di aiuto a queste persone bisognose li derubavano.
Questa donna nella sua indigenza e precaria condizione ha dato tutto quello che aveva per vivere, dimostrando una grande fede e un grande amore per Dio. Per Gesù il valore di un dono non è determinato dalla quantità di quello che diamo, ma il come lo diamo e il costo che comporta per noi quello che diamo. Il dare della vedova è un vero esempio di amore, altruismo e fede, ed è un vero adempimento della chiamata al discepolato, cioè, seguire l’esempio di Gesù che ha così tanto amato che ha dato la propria vita per coloro che gli erano estranei e che non lo meritavano.
Conclusione
① Gesù ci chiama ad ubbidire a Dio per godere della sua salvezza e delle sue benedizioni!
② Gesù ci esorta ad amare Dio e il nostro prossimo perché questo ci protegge dal peccato!
③ Gesù con l’esempio della vedova ci esorta ad amare e a darci a Dio completamente! Preghiamo!